IL CASO DI BOB

Un esempio di questo genere riguarda uno dei miei studenti di medicina, che stava per essere allontanato dal corso; rifiutava assolutamente e irrazionalmente di partecipare alle lezioni e alla pratica di dermatologia. Non voleva aprire il libro di dermatologia. Fu ammonito e chiamato dal preside di facoltà che gli disse: “Andrai alle lezioni e alle esercitazioni di dermatologia e studierai o sarai allontanato dal corso di medicina. Non possiamo promuovere nessuno che arbitrariamente si rifiuta di frequentare un corso”. Bob disse: “Non posso” e il preside: “Che significa, non puoi? Ci andrai”. Invece Bob intendeva dire che non poteva.
Bob venne da me molto preoccupato per questo. Sapevo che Bob era un ottimo soggetto ipnotico e gli chiesi se potevo usarlo come soggetto di dimostrazione in un corso di medicina. Disse di sì. Gli dissi che doveva esserci una qualche spiegazione per il suo particolare comportamento rispetto alla dermatologia. Gli chiesi di occupare la settimana seguente a cercare di ricordare cos'era che aveva dimenticato.
Bob impiegò una settimana a cercare di ricordare e quindi venne alla lezione. Durante la lezione gli chiesi: “Bob, ti sei ricordato ciò che avevi dimenticato molto tempo fa?”. Bob disse: “Come fai a ricordarti una cosa che hai dimenticato da molto tempo? Non sai neanche dove cercare! L’hai dimenticata! Non è disponibile, non è raggiungibile, è impalpabile! È dimenticata – se n’è andata!”. Concordai e lo feci uscire dalla stanza, così da poter discutere il problema con la classe. Tutti quanti erano d’accordo che sarebbe stato un tipo di cosa completamente cieca cercare di ritrovare un tale ricordo. Quindi chiamai Bob e indussi una trance profonda. Gli dissi: “Tu sai per che motivo sei qui. Sei stato un’intera settimana a pensare a una cosa che hai dimenticato. Te la sei ricordata?”. Bob disse di no, io dissi: “Bene, sei in una trance profonda. Vorrei spiegarti alcune cose. Sai cos’è un puzzle? Puoi ricostruire un puzzle in due modi: lo ricostruisci a faccia in su e quindi vedrai il disegno; lo puoi ricostruire rovesciato e allora hai solo il retro del puzzle. Nessun disegno – solo vuoto e nessun significato, ma il puzzle sarà ricostruito. Il disegno sul puzzle è il contenuto intellettuale – il contenuto significativo del ricordo rimosso. Il retro è la base emotiva, e non avrà alcun disegno. Sarà solo la base. Ora tu puoi ricostruire questo puzzle ponendo insieme due pezzi in un angolo, due pezzi nel quarto angolo e quindi, qui e là, puoi riunire due o tre pezzi. Puoi riunire alcuni pezzi non capovolti, altri capovolti. Li puoi riunire tutti capovolti, riunirli tutti non capovolti, ma tu fai ciò che vuoi fare”.
Cosa voleva fare? Non lo sapevo, ma quella domanda poneva il peso della responsabilità su Bob – cioè egli possedeva un puzzle di un ricordo rimosso che aveva necessità di recuperare e riunire in modo significativo. Chiesi a bob: “Bene, veramente non sai cosa fare. Immagina di tirar fuori dal tuo inconscio solo pochi pezzetti di questo spiacevole ricordo”. Bob pensò un minuto e quindi la fronte cominciò ad imperlarglisi. Chiesi: “Cosa c’è Bob?” Disse: “Mi sento male in uno strano modo, non so in che modo”. Dissi: “Va bene, così ti stai sentendo male in uno strano modo, non sai in che modo. Bene, dimenticalo”. Con ciò Bob sviluppò un’amnesia riguardo al materiale che lo stava facendo sentire strano. Quindi continuai: “Immagina di arrivare fino alle tue rimozioni e di portare su alcuni pezzi del disegno”. Essenzialmente Bob fece ciò e disse: “Bene, c’è dell’acqua e c’è qualcosa di verde. Immagino che sia erba, ma questo verde non è erba”: Io dissi: “Va bene, ora spingilo in fondo. Ora tira su qualche pezzo di emozione”: Bob tirò su qualche altra emozione e quindi disse: “Sono spaventato, sono spaventato. Voglio correre”, e sudava e tremava veramente. Io dissi: “Mandalo giù di nuovo. Tiriamo su altri pezzi del disegno”:
Per un po’ alternammo in quel modo, catturando alcune associazioni e quindi rimuovendole quando l’emozione diventava troppo minacciosa. Dopo che avemmo raccolto sempre più materiale, Bob cominciò a dissotterrare pezzi di emozione sempre più grandi, così che volli farlo uscire dalla trance e lasciarlo riposare. Bob fece un respiro profondo e disse: “Sono assolutamente esausto. Non so cosa mi sta succedendo. Sono sveglio, la mia camicia è tutta bagnata, i miei pantaloni sono bagnati di sudore. Cosa è successo qui?”. Lo assicurai che gli studenti del corso di medicina stavano altrettanto male quanto lui nel vedere il sudore sgorgare dalla sua fronte ogni volta che sperimentava un’emozione.
Alla fine suggerii: “Mettiamo insieme di nuovo tutti i pezzi vuoti, facciamo un’ispezione completa”. Così li riunì di nuovo, e avresti dovuto vederlo tremare e sudare. Stava veramente rabbrividendo, così gli davo periodicamente una suggestione di coprirlo e riposare: “Fai un altro respiro profondo e guarda il rovescio vuoto del puzzle, senza ricordo dell’esperienza traumatica”. Disse: “Qualsiasi cosa ci sia dall’altra parte è qualcosa di terribile – è proprio terribile”. Quindi gli dissi di dimenticare tutto il lato emotivo. Avremmo capovolto il puzzle e lo avremmo guardato solo intellettualmente, senza emozioni. Egli descriveva: “Due ragazzi, sugli otto o nove anni, sembrano cugini – stanno giocando in una baracca, stanno lottando. Oh, oh! Uno si sta adirando con l’altro. Ora si stanno colpendo l’un l’altro. Oh, oh. Uno di loro ha accoltellato l’altro alla gamba. Quello sta correndo a casa per dirlo. Quello che lo ha accoltellato è un po’ impaurito. Anche lui corre avanti. Il padre del ragazzo non è adirato, la madre non è adirata, chiamano il dottore. Il padre del ragazzo lo fa sedere ad aspettare su una sedia. C’è il dottore che arriva. Il dottore conficcherà qualcosa nella gamba del ragazzo. Oh, mio dio, che cosa strana. Guarda la faccia del ragazzo, sta sdraiato lì. La sua faccia si sta gonfiando; i suoi occhi chiusi si stanno gonfiando, la sua pelle sta diventando di uno strano colore, la sua lingua è così spessa e il dottore è spaventato. Sta prendendo qualche altra cosa. Ha preso – sembra un ago o qualche tipo di pompa e sta iniettando qualcosa nel ragazzo, e ora il gonfiore sulla faccia del ragazzo sta diminuendo, la sua lingua sta diventando più piccola, sta aprendo gli occhi e tutti stanno respirando profondamente. Il padre afferra l'altro ragazzo e lo porta giù all’abbeveratoio del cavallo. Il padre si siede sull’abbeveratoio, se lo prende in grembo e comincia a sculacciarlo, veramente lo sta sculacciando forte. Il bambino sta guardando giù verso l’abbeveratoio e vede quella melma verde nell’acqua e sta piangendo. C’è qualcosa di terribilmente brutto in questo e non so cosa sia. C’è qualcosa di terribilmente brutto”. Io dissi: “Bene, fai affiorare un angolo del rovescio, e quindi un altro angolo, fai affiorare un angolo, fallo affiorare, fallo affiorare”. Avreste dovuto vedere il povero Bob quando cominciò a riunire il contenuto ideativo con l’affetto. Rabbrividendo, tremando, piangendo, terrorizzato, disse: “Non posso sopportarlo”.
Nuovamente gli dissi di sviluppare un’amnesia completa: “Riposati, Bob. Ti resta ancora un po’ di lavoro da fare. Forse se ti riposi per cinque minuti avremo abbastanza energia per fare un altro po’ di lavoro”. Quindi circa cinque minuti dopo, gli chiesi di continuare. Eliminava l’amnesia fino a quando non poteva più sopportarlo, e quindi un’altra amnesia, una pausa e quindi di nuovo un altro ricordo, fino a che finalmente disse: “Quel ragazzo che trafiggeva l’altro, sono io. Quello è mio cugino e quello era il forcone usavamo per pulire il granaio, e il dottore viene e gli fa un’iniezione antitetanica. Lui sviluppa una reazione anafilattica con tutto quell’edema, e tutti, compreso me, si aspettano che muoia. Poi il dottore gli ha dato dell’adrenalina e lui si è ripreso, e poi mio padre mi ha portato giù all’abbeveratoio e mi ha sculacciato. Non riuscivo neppure a sopportare l’aspetto di mio cugino, e c’era mio padre che mi sculacciava e quella sporca melma verde nell’acqua dell’abbeveratoio – quell’orribile melma verde e quell’orribile colore della faccia di mio cugino. Non c’è da meravigliarsi che io non riesca a studiare dermatologia”. Con quello tutto finì. Non c’era da meravigliarsi che non gli piacesse la dermatologia.
 
Tratto da Milton H. Erickson & Ernest L. Rossi, Ipnoterapia; pag. 376. Astrolabio, 1982, Roma
IL CASO DI BOB