CONNESSI E CONFUSI

Gestire la dipendenza da internet con l’ipnosi.

Nonostante Internet sia uno strumento utile nella vita quotidiana di un numero sempre crescente di persone, negli ultimi 20 anni, è stato possibile osservare come i casi di utilizzo problematico di questo strumento stiano aumentando rapidamente. Tale tendenza è fortemente condizionata da fattori culturali (basti pensare che nel mondo la prevalenza di condizioni legate alla perdita di controllo sull’utilizzo dei dispositivi digitali varia tra lo 0,8% dell’Italia al 26,7% di Hong Kong), e sociali come il livello di digitalizzazione raggiunta da un dato paese1.
Anche se il primo caso di un uomo vittima di gravi conseguenze sul proprio funzionamento psicosociale risalga al 19962, solo recentemente la comunità scientifica ha cominciato ad indagare sistematicamente il fenomeno. Nel 2013, ad esempio, abbiamo assistito all’inserimento nella quinta edizione del DSM (il Manuale Diagnostico-Statistico utilizzato come riferimento per la classificazione dei disturbi mentali) dell’Internet Gaming Disorder, ovvero di un disturbo caratterizzato dall’eccessivo uso di videogiochi con componenti online3.
Sebbene questa sia l’unica condizione formalmente riconosciuta in ambito psichiatrico, molti ricercatori sono dell’opinione che la dipendenza da internet possa manifestarsi sotto altre forme con al centro il sesso virtuale, la pornografia online, le piattaforme per stabilire relazioni personali a distanza o lo shopping4. A differenza dell’uso funzionale di internet, le persone che soffrono a causa di questi disturbi sperimentano sintomi che richiamano quelli della dipendenza da sostanze. Gradualmente, infatti, i loro pensieri cominciano a ruotare sempre più spesso e sempre più intensamente intorno alle esperienze online passate o che potrebbero vivere in futuro, soffrono di veri e propri sintomi astinenziali se se ne allontanano per un certo periodo di tempo, tendono ad aumentare la durata delle sessioni, perdono interesse per la vita “offline” e utilizzano le varie incarnazioni dell’esperienza virtuale per regolare il proprio umore.  È stato persino osservato che, al pari dei pazienti affetti da dipendenza da sostanze, chi soffre a causa di una dipendenza da internet mostra deficit in certe abilità cognitive, in particolare nella capacità di apprendimento5.
Trattando di un tema emerso così recentemente non stupisce che la ricerca sulle cure di questa condizione sia ancora alle sue fasi iniziali.
Allo stato attuale rileviamo tre fattori che ci fanno pensare che l’applicazione di modelli ipnotici in questi casi possa portare a risultati favorevoli per i pazienti.
Innanzitutto la somiglianza con i quadri di dipendenza da sostanze (sia nelle manifestazioni esteriori che in quelle evidenziate da analisi cliniche)  fa pensare che i meccanismi all’origine del disturbo siano, almeno in una certa misura, sovrapponibili. L’ipnosi ha raggiunto risultati promettenti nel campo del trattamento delle dipendenze, come dimostrato ad esempio dagli outcome ottenuti su pazienti con alcolismo: un protocollo intensivo di 20 sedute ha portato alla remissione di 16 pazienti su 18 che si è mantenuta stabile al controllo effettuato un anno dopo il trattamento6.
In secondo luogo l’ipnosi somministrata da un conduttore esperto può essere utilizzata per migliorare alcune capacità cognitive che sono tipicamente deteriorate in quadri da dipendenza da sostanze. L’ipnosi, infatti, si è dimostrata utile nel potenziamento delle capacità di apprendimento anche in contesti “naturalistici”, ovvero che utilizzavano come misura di efficacia fattori importanti per la vita quotidiana delle persone. Un esempio è rappresentato da una ricerca che ha mostrato che 8 sedute ipnotiche compiute una volta a settimana e dirette a migliorare le capacità di apprendimento hanno avuto come effetto un incremento nei voti raggiunti da un campione di studenti universitari maggiore rispetto ad altri gruppi7.
Infine, al livello di conoscenza attuale, la ricerca considera la psicoterapia cognitivo-comportamentale come la terapia di elezione per pazienti affetti dalle varie forme di dipendenza dai medium digitali. L’ipnosi ha ormai una lunga e fruttuosa storia di integrazione con le terapie cognitive: sono ormai numerosi gli studi che osservano come l’integrazione di modelli ipnotici in questa cornice teorica permette di incrementare la qualità dei risultati raggiunti e di ridurre il tempo necessario ad ottenerli e.g.: 8,9.
 
Bibliografia
  1. Kuss, D. J., Griffiths, M. D., Karila, M., and Billieux, J. (2013). Internet addiction: a systematic review of epidemiological research for the last decade. Current Pharmaceutical Design [Epub ahead of print].
  2. Young, K. S. (1996). Addictive use of the Internet: a case that breaks the stereotype. Psychological Reports; 79, 899–902.
  3. APA. (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 5th Edn. Wash- ington, DC: APA.
  4. Brand, M., Young, K. S., Laier, C. (2014). Prefrontal control and Internet addiction: a theoretical model and review of neuropsychological and neuroimaging findings. Frontiers in Human Neuroscience; 8, 1-13.
  5. Sun, D.-L., Chen, Z. J., Ma, N., Zhang, X.-C., Fu, X.-M., and Zhang, D. R. (2009). Decision-making and prepotent response inhibition functions in excessive Inter- net users. CNS Spectrum; 14, 75–81.
  6. Potter, G. (2004). Intensive therapy: Utilizing hypnosis in the treatment of substance abuse disorders. American Journal of Clinical Hypnosis, 47, 1, 21-28.
  7. De Vos HM, Louw DA. (2006). The effect of hypnotic training programs on the academic performance of students. American Journal of Clinical Hypnosis. 49(2):101.
  8. Montgomery, G. H, David, D., Kangas, M., Green, S., Sucala, M., Bovbjerg, D. H., Hallquist, M. N., Schnur, J. B. (2014). Randomized Controlled Trial of a Cognitive-Behavioral Therapy Plus Hypnosis Intervention to Control Fatigue in Patients Undergoing Radiotherapy for Breast Cancer. Journal of Clinical Oncology. 32, 1-7.
  9. Schoenberger, N. E., Kirsch, I., Gearan, P., Montgomery, G., Pastyrnak, S. L. (1997). Hypnotic Enhancement of a Cognitive Behavioral Treatment for Public Speaking Anxiety. Behavior Therapy. 28, 127-140.
 
 
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