INTIMITA' E SALUTE - PSICOLOGIA

"A me gli occhi" di Paolo Emiliani

"A me gli occhi" : nell’immaginario popolare questa è la tipica frase che l’ipnotizzatore utilizza per mandare in “trance” una persona. Ma la moderna ipnosi è un’altra cosa…        di Paolo Emiliani
 
Nicoletta Gava, psicologa clinica e direttrice del Milton H. Erickson Institute di Torino (www.ericksoninstitute.it), associato alla Milton H. Foundation
 
Quando si dice ipnosi (dal greco hypnos, che significa sonno), spesso il pensiero corre alle spettacolari tecniche di suggestione ereditate dall’Ottocento che sanno sempre un po’ di magico o paranormale, quando non appaiono una messinscena “teatrale”, come ci sono sembrate molte volte in tivù. Ci si immagina strani personaggi che, fissando le persone negli occhi o brandendo un pendolino per farlo oscillare davanti a loro, riescono a suggestionarle e “addormentarle”, spingendole a compiere le azioni più strane o ridicole, oltre che più o meno lecite, in stato di apparente incoscienza.
La moderna ipnosi, in realtà, è cosa ben diversa. Nata grazie alle intuizioni di Milton H. Erickson (1901-1980), uno psichiatra del Wisconsin, a partire dagli anni Trenta del secolo scorso, è diventata un metodo di cura complementare per tanti mali psichici e fisici. Erickson, infatti, intuì che l’inconscio è un bacino di grandi risorse psichiche cui la persona può attingere per migliorare se stessa, diversamente da Sigmund Freud, padre della psicanalisi, che lo riteneva principalmente un calderone di istinti primordiali in continua ebollizione ed eterno conflitto con i principi morali ed educativi.
 
La coscienza è modificata ma vigile
Oggi, dunque, l’ipnosi è un insieme di tecniche che servono al terapeuta (medico o psicologo) per creare un particolare tipo di relazione con il paziente, aiutarlo a entrare in uno stato di coscienza modificata, anzi “dilatata”, ma assolutamente vigile, e spingerlo a prendere contatto con i propri vissuti psicologici e, poi, dopo aver stimolato in lui introspezione e immaginazione, aiutarlo a modificarli positivamente. Mentre il paziente allenta le proprie resistenze e diventa più disponibile alla terapia, con i suggerimenti adatti il terapeuta cerca di fargli compiere un’esperienza di cambiamento positivo nelle sensazioni e percezioni, nei pensieri e comportamenti. Tutto questo, però, tenendolo ancorato al proprio corpo e alla propria volontà, oltre che al mondo esterno. Ma, soprattutto, senza suggestionarlo allo scopo di condizionarne la volontà.
Davvero non c’è niente di cui preoccuparsi nel sottoporsi a ipnosi. Lo stato di coscienza nel quale conduce, sebbene sia definito “trance”, non è affatto straordinario, spettacolare o pericoloso. È un’esperienza simile, per
 
* DURANTE LO STATO IPNOTICO IL CERVELLO CREATIVO E QUELLO LOGICO ENTRANO MEGLIO  IN COMUNICAZIONE
 
esempio, a quella che proviamo quando siamo profondamente assorti in un’attività come leggere un libro, ascoltare un brano musicale, guardare un film o sostenere una conversazione, e ci distacchiamo anche per brevi istanti dalla realtà esterna, oggettiva, per viverne una tutta nostra e immaginaria. E così, quando torniamo alla realtà, possiamo magari accorgerci che è passato un lasso di tempo abbastanza lungo, mentre eravamo convinti di esserci immersi nelle nostre fantasie per pochi minuti.
In questo particolare stato di coscienza, il cervello creativo e quello logico entrano meglio in comunicazione e il paziente può accedere a ricordi e risorse che giacciono nel “magazzino” dell’inconscio, e cominciare a elaborarli per superare blocchi affettivi e trovare modi più maturi ed efficaci di interagire sul piano interpersonale e di vivere e affrontare i propri disagi quotidiani. Il terapeuta si limita a indurre il paziente a vivere come “reali” situazioni immaginarie positive, costruite su misura per lui in modo tale da aiutarlo a “rimodellare” comportamenti, stati d’animo, scelte di vita e così via. A indirizzarlo, insomma, verso un cambiamento spontaneo, rispettandone però al massimo personalità ed esigenze di vita.
 
Tante le applicazioni
A questa “nuova” ipnosi si ricorre in molti percorsi terapeutici che riguardano la sofferenza in campo psicologico e fisico. L’elenco di disturbi che possono trarne giovamento è davvero lungo: dalle fobie ai comportamenti ossessivi e compulsivi, dalla timidezza ai disturbi della sfera sessuale, dai dolori connessi al ciclo mestruale alle malattie della pelle su base psico-somatica e così via. Ma su tutte le applicazioni, il primato spetta all’analgesia, cioè al controllo della sensazione dolorosa soprattutto in caso di dolore cronico, e all’anestesia, cioè la soppressione del dolore, azione molto utile ad esempio per una donna che deve affrontare al meglio travaglio e parto (vedi box sotto); oppure per chi deve sottoporsi a intervento chirurgico e per un problema di intolleranza verso le sostanze anestetiche ha bisogno di trovare una soluzione alternativa.
 
Come avviene una seduta di ipnosi
Immaginate una conversazione amichevole, intima tra due persone che hanno instaurato un profondo rapporto di fiducia e confidenza e tra le quali avviene uno scambio positivo di emozioni, sensazioni e immagini mentali attraverso le quali si avvia un profondo dialogo a livello dell’inconscio. Ed è così che il terapeuta guida il paziente in un viaggio nella sua mente, dentro le sue emozioni e fantasie perché possa prenderne coscienza e modificarle. Non occorre neppure che il paziente si stenda su un lettino o un divano, e ciò può far capire la condizione di parità psicologica tra i due interlocutori. E l’abilità del terapeuta sta proprio nel portare il paziente in quel particolare stato di coscienza e mantenervelo vigile e ricettivo per il tempo necessario, in modo tale che non perda il filo delle proprie emozioni, sensazioni e fantasie. Tutto qui. Il grande vantaggio, poi, è che l’ipnosi funziona con tutti, non porta assuefazione e non presenta controindicazioni.
 
* L’ABILITÀ DEL TERAPEUTA STA NEL MANTENERE IL PAZIENTE VIGILE E RICETTIVO
 
C’è anche “fai da te”
Tuttavia non si tratta solo di un metodo in grado di curare mali psichici e fisici. Può anche servire a chi, pur non avendo particolari problemi, vuole migliorare se stesso, le proprie prestazioni e abilità nei vari campi della vita. Un’esigenza sentita, per esempio, nel mondo dello sport, ma utile in tanti altri ambiti come studio o lavoro, così come per migliorare le relazioni con le altre persone. Tutto questo si può ottenere in realtà con l’autoipnosi, una forma di terapia fai-da-te davvero alla portata di tutti. Una volta appresa da un terapeuta la tecnica corretta, una persona può applicare l’ipnosi a se stessa in tutte le occasioni in cui è chiamata a dare il meglio di sé, per sentirsi più serena, rilassata, consapevole, sicura di sé, e quindi avere maggiori garanzie di successo di fronte a prove o performance alle quali si tiene particolarmente.
Le indicazioni dell’auto-ipnosi nel campo del benessere psicologico e dello sviluppo personale sono essenzialmente:
• lo sviluppo dell’autostima
• il controllo dello stress.
• una più efficace gestione del proprio tempo
• il miglioramento della comunicazione interna (con se stessi) ed esterna (con gli altri), che porta a essere più incisivi e a creare relazioni più spontanee ed efficaci
• il controllo dell’ansia.
Imparare l’autoipnosi è semplice. Del resto tutti noi siamo predisposti a sperimentarla e lo facciamo ogni giorno, per esempio quando camminiamo per strada e ci perdiamo nei nostri pensieri. Oppure quando vediamo un film e ci immedesimiamo talmente nel personaggio in azione sullo schermo che è come se vivessimo in prima persona le sue vicende personali. La carta vincente è utilizzare nel modo giusto
 
* ANCHE QUANDO  SIAMO IMMERSI NEI NOSTRI PENSIERI SPERIMENTIAMO UNA SORTA DI AUTOIPNOSI
 
questi stati di coscienza così da accedere alle proprie risorse interne. Perché, al contrario, non saperli riconoscere e utilizzare può essere dannoso. Un esempio? Molto spesso viviamo intere giornate in preda all’ansia che in buona parte noi stessi creiamo ipnoticamente: per esempio iniziamo a pensare a una situazione che richiederà un nostro particolare impegno e viviamo già fantasie, parole e sensazioni che ci fanno immaginare di vivere una potenziale difficoltà o un possibile fallimento, in uno stato di trance auto-ipnotica negativa. Tanto che, molte volte, nella nostra testa programmiamo inconsapevolmente da noi stessi la nostra sconfitta.
Ma per fortuna possiamo anche agire nel modo contrario. Questo accade ogni volta in cui nel nostro pensiero utilizziamo immagini, parole e sensazioni che anticipano nostri atteggiamenti e relazioni improntati alla fiducia in noi stessi, all’apertura verso il mondo esterno e, quindi, al successo.
Per poterlo fare efficacemente tutte le volte che vogliamo, dobbiamo solo imparare a utilizzare il metodo giusto e farne un’abitudine, uno stile di vita. In questo modo avremo sempre il successo a portata di mano.
 
 PER GESTIRE TRAVAGLIO E PARTO
 
L’epidurale, si sa, è il metodo più utilizzato per alleviare i dolori delle partorienti, ma presenta alcuni svantaggi: può allungare il tempo del travaglio e ha come conseguenza una maggiore probabilità di dover ricorrere al taglio cesareo. In tanti casi può aiutare molto l’autoipnosi, l’ipnosi cioè che la partoriente può, da sola, indurre su se stessa. In che modo? Durante il travaglio la donna sperimenta una sequenza di contrazioni dolorose intervallate da momenti di pausa. In questa situazione, la componente di “aspettativa del dolore” può amplificare la sensazione penosa e lo stato d’ansia legato all’attesa di una nuova contrazione dolorosa. Nello stato ipnotico è possibile gestire gli stimoli definiti irrilevanti, come lo sono i pensieri relativi al dolore, e spostare l’attenzione verso altri più importanti come la felicità dovuta all’arrivo di una nuova vita. In realtà, in un momento così delicato, oltre al dolore è molto importante anche l’atteggiamento complessivo della donna: per molte partorienti sapere che quanto sta per accadere può essere tenuto sotto controllo fa realmente la differenza.
 
 
COSI’ IL DENTISTA NON FA PIU’ PAURA
 
Molti temono talmente l’odontoiatra da rinunciare alle sue cure, con rischi anche per la salute in generale. La fobia del dentista colpisce un numero davvero rilevante di persone. Che cosa può fare l’ipnosi? Il metodo utilizzato dai dentisti “addestrati” all’ipnosi è di tipo “conversazionale”. Si usano, cioè, cioè parole e gesti adatti a portare il paziente in uno stato psichico rilassato ma vigile, in cui la paura irrazionale viene riconosciuta e vissuta per ciò che è: una semplice fantasia, senza alcun fondamento. Suggerendogli immagini rassicuranti e mantenendolo nello stato di rilassamento, il medico lo aiuta a superare i timori e a essere più collaborativo. Ciò si traduce in minor stress per il dentista ma, soprattutto, per il paziente, che così affronta le cure con serenità. E poiché queste risultano più rapide ed efficaci, risparmia anche tempo e denaro. Il metodo è adatto a bambini e adulti e non presenta controindicazioni.
 
 
TI SUGGESTIONI E IL COLON SI CALMA
 
La sindrome del colon irritabile colpisce circa 30 italiani su cento, in prevalenza donne. Comporta dolori, gonfiori, meteorismo e diarrea che si alterna spesso a stipsi, disturbi per i quali non esiste ancora una cura efficace. Eppure, con l’ipnosi sono stati raggiunti risultati insperati. Da uno studio di alcuni ricercatori svedesi della Sahlgrenska Academy diretti dal professor Magnus Simrén, su oltre 300 pazienti sottoposti a un’ora di terapia a settimana per quattro mesi, è emerso che 85 su 100 hanno ottenuto miglioramenti significativi e soprattutto stabili a distanza di molti mesi. «Ogni paziente impara a controllare i sintomi mediante un rilassamento profondo e adeguate tecniche ipnotiche – spiega Simrén. – Per migliorare e stabilizzare la propria condizione deve, poi, imparare a usarle nella vita quotidiana per migliorare e stabilizzare la propria condizione». Per 70 pazienti su 100, l’autoipnosi ha migliorato la qualità di vita e ha ridotto i costi sanitari e il ricorso all’assistenza.
 
 
 
AUTOIPNOTIZZARSI? È FACILISSIMO, COME UN GIOCO
 
 
In genere si crede che auto ipnotizzarsi sia complicato e che non tutti riescano a farlo. In realtà per superare certe difficoltà basta “osservare” i propri punti deboli e agire con l’immaginazione sul proprio vissuto interiore. Un esempio che possa dare l’idea?
• Per imparare ad accrescere il nostro benessere, la prima cosa da fare è isolarsi, rilassarsi nel corpo e nella mente e cominciare a rivolgere l’attenzione alle immagini mentali che creiamo quando di fronte a una situazione ci sentiamo sicuri, padroni di noi stessi: cerchiamo dunque di immaginare che cosa pensiamo, come ci comportiamo, quali sono le parole che pronunciamo e l’enfasi che mettiamo nel ripeterle nella nostra mente.
• Subito dopo, prestiamo attenzione alle sensazioni che il corpo ci invia durante le stesse situazioni: per esempio, quali posture e atteggiamenti siamo soliti assumere quando ci sentiamo sicuri, e così via.
• Ora immaginiamo invece come pensiamo, agiamo, parliamo, sentiamo in una situazione di massima incertezza o difficoltà per noi, nella quale la nostra autostima cala vertiginosamente.
• A questo punto cerchiamo di sostituire l’immagine mentale e di visualizzarci mentre pensiamo, agiamo, parliamo nei nostri momenti migliori, così da modificare positivamente il nostro modo di affrontare l’ostacolo oppure la situazione difficile o di relazionarci con le altre persone.
Questo, però, è solo uno dei tanti modi di utilizzare l’autoipnosi, per alcuni estremamente vantaggioso. Altri potrebbero avere bisogno di schemi diversi. La nuova ipnosi è molto flessibile, pertanto sotto una guida esperta è facile trovare nelle sue varianti la forma più adatta.
INTIMITA' E SALUTE - PSICOLOGIA