RICORDANDO ERICKSON

Nel corso degli anni, per comprendere Erickson, ho sviluppato una serie di modelli. Inizialmente ho tentato di capire tutti gli aspetti tecnici della sua terapia: volevo rispondere a domande tipo:"Come si ottiene la trance ipnotica? Quali sono i passaggi che consentono di costruire una tecnica della confusione che si dimostri efficace? Come si prepara la tecnica della disseminazione?". Così ho potuto sviluppare una certa abilità nell'applicazione e nell'insegnamento degli aspetti tecnici del lavoro di Erickson. Quando si acquisisce un grado accettabile di maturità come psicoterapeuta e come didatta si tende a perdere interesse nei confronti di domande concernenti la tecnica e la teoria. In questa fase si inizia, piuttosto, a rivolgere la propria attenzione al "modo di essere" del terapeuta, a quello che si potrebbe definire il suo "stile evolutivo", o il suo "atteggiamento esistenziale". Un simile cambiamento di interesse potrebbe essere efficacemente illustrato dalla differenza che esiste tra due quesiti che i terapeuti si pongono, in fasi diverse della loro maturazione terapeutica. Infatti, mentre agli inizi della sua carriera il terapeuta si chiede come si fa a fare terapia, nelle fasi più avanzate della sua maturazione professionale, il terapeuta inizia a chiedersi come si fa a fare il terapeuta. Se si prende in considerazione il comportamento di un terapeuta principiante, ci si potrebbe chiedere qual è il suo stile evolutivo, o qual è il suo sviluppo esistenziale. Ci si può anche chiedere quali sono i modi di essere terapeuta che sono indipendenti dai principi e dalle pratiche che si sono scelte e dalle quali derivano le decisioni che si prendono in terapia? Consideriamo la gamma di interventi che vengono adottati di volta in volta in psicoterapia, questi interventi possono nascere da origini molto diverse: la consuetudine, l'applicazione della teoria, l'esperienza personale, i risultati desunti dalle ricerche. Ma se si prende in considerazione lo "stile evolutivo" del terapeuta ci si accorge che i suoi interventi derivano di più da ciò che è come persona che dalle sue teorie, dalla sua esperienza e dalle sue ricerche. Il nostro atteggiamento può diventare la componente determinante della nostra prassi terapeutica. [..] lo stile abituale di Erickson era quello di orientare verso un concetto piuttosto che presentare semplicemente un'idea in modo diretto. Orientare è lo stile con il quale viene confezionato un messaggio come se fosse un dono: il terapeuta decide quali informazioni vuole trasmettere e, invece di presentare il messaggio direttamente, lo confeziona avvolgendolo per esempio, in una metafora, una storia, una forma allusiva di linguaggio, un parabola o un gioco. Grazie a questo stile la psicoterapia può assomigliare al Natale. Come ha sottolineato Michele Ritterman (1983), il dono del paziente è il problema, che spesso è confezionato in forma di sintomo: è compito del terapeuta scartare l'involucro costituito dal sintomo e scoprire il problema in esso contenuto. liberamente tratto da Jeffrey K. Zeig (et al.) STRATAGIE E STRATAGEMMI DELLA PSICOTERAPIA. TECNICHE IPNOTICHE E NON IPNOTICHE PER LA SOLUZIONE, IN TEMPI BREVI, DI PROBLEMI COMPLESSI. Franco Angeli, 2002
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