ENURESI
Un bambino di otto anni venne trascinato nel mio studio dai genitori. Aveva un problema di enuresi e i genitori, dopo aver chiesto l'aiuto dei vicini e aver pregato pubblicamente per lui lo avevano portato, come estrema risorsa, dal "medico dei matti", allettando il bambino con la promessa di un pranzo al ristorante dopo il colloquio. Poichè la collera e il risentimento del bambino erano evidenti, in presenza dei genitori gli dissi: "Tu sei arrabbiato e continuerai ad esserlo; pensi che non ci sia niente da fare e invece ti sbagli. Non ti andava di venire da un "medico dei matti", ma ormai sei qui e vorresti fare qualcosa, anche se non sai cosa. I tuoi genitori ti hanno portato qui, ti hanno fatto venire, ma tu puoi farli uscire dalla stanza, possiamo farlo. Dai, facciamoli andare fuori". A questo punto, di nascosto, feci cenno ai genitori di andarsene ed essi uscirono, con grande soddisfazione del bambino. Poi dissi: "Tu sei ancora arrabbiato e lo sono anche io perché mi hanno ordinato di curarti perché bagni il letto, ma loro non possono darmi degli ordini come fanno con te. Però, prima che io li metta a posto", accompagnai queste parole con un gesto lento ed elaborato per richiamare la sua attenzione, "guarda quei cagnolini che sono li; a me piace quello marrone ma forse a te piace quello bianco e nero perché ha le zampe anteriori bianche. Se stai molto attento, probabilmente ti piacerà anche il mio. A me piacciono i cagnolini, e a te?". Il bambino, colto di sorpresa, sviluppò facilmente una trance sonnambulica; camminò verso un punto del pavimento (in cui non c'era assolutamente nulla) e fece il gesto come di accarezzare due cagnolini, uno più dell'altro; "Sono contento che tu non sia più arrabbiato con me e credo che noi due dobbiamo dare spiegazioni ai tuoi genitori, ma per il modo in cui ti hanno trattato per portarti qui meritano che tu li faccia aspettare fin quasi alla fine dell'anno scolastico; comunque una cosa è certa: puoi scommettere che dopo aver lasciato il letto asciutto per un mese, avrai un cagnolino come il mio, anche se non ne parlerai mai con loro. Ora chiudi gli occhi, fai un respiro profondo, dormi profondamente e svegliati con una gran fame". Il bambino fece come gli era stato detto e io lo affidai alle cure dei genitori ai quali avevo già spiegato come dovevano comportarsi. Due settimane dopo, venne usato come soggetto per una dimostrazione a un gruppo di medici, nel corso della quale però, non fu fatto alcun intervento terapeutico. Durante l'ultimo mese dell'anno scolastico il bambino tutte le mattine segnava puntualmente il giorno sul calendario. Verso gli ultimi giorni del mese disse alla madre senza spiegarle nulla: "E' meglio che ti prepari". Al trentunesimo giorno la madre gli annunciò che c'era una sorpresa per lui ed egli disse che lo preferiva bianco e nero. A quel punto il padre entrò con un cagnolino. Per il piacere e l'eccitazione del momento il ragazzo si dimenticò di fare domande: diciotto mesi più tardi il letto continuava ad essere ancora asciutto. Liberamente tratto da J. Haley. TERAPIE NON COMUNI. TECNICHE IPNOTICHE E TERAPIA DELLA FAMIGLIA. Casa Editrice Astrolabio