DONNA MODERNA - IN FORMA

"Tutti i casi in cui ti puoi curare con l'ipnosi" di Antonella Trentin

Sembra impossibile eppure è realtà: l’ipnosi in casi eccezionali può essere usata in alternativa all’anestesia. L’hanno dimostrato due interventi all’avanguardia: il più recente, avvenuto  l’8 luglio all’ospedale San Martino di Oristano (www.asloristano.it) e il secondo, il 21 agosto dell’anno scorso all’ospedale di Padova (www.sanita.padova.it). In entrambi i casi le pazienti erano allergiche a ogni tipo di anestesia e l’ipnosi rappresentava l’unica soluzione. A Padova è stato asportato un melanoma alla coscia. «La paziente ha ricordato ogni parte dell’intervento durato 20 minuti e ha sentito l’incisione del bisturi come un tocco leggero» racconta Enrico Facco, docente di Anestesia e Rianimazione dell’università veneta. Com’è possibile? «Chi pratica l’ipnosi» spiega Facco «riesce a indurre il malato a non sentire il dolore e a concentrarsi su immagini piacevoli. Per esempio un bel paesaggio». L’operazione di Oristano è stata ancora più straordinaria, non fosse altro che per la durata: un’ora e quaranta minuti. «Prima dell’intervento abbiamo fatto due sedute di ipnosi a livello profondo con la paziente per avere la certezza che fosse sensibile» dice Nino Sole, specialista di ipnosi clinica e psicoterapia ipnotica all’ospedale Brotzu di Cagliari (www.aobrotzu.it).  «Così, senza che soffrisse, le è stato inserito nel petto un defibrillatore automatico che serve in caso di arresto cardiaco». Anche se queste due esperienze sono uniche nel loro genere, Sole è convinto che in futuro «l’ipnosi, pratica non comune, potrà dare ottimi risultati anche in sala operatoria. All’ospedale di Brotzu si fanno già biopsie e interventi odontoiatrici con questo metodo». L’ipnosi non può essere usata nel 90 per cento dei casi di chirurgia tradizionale, come quella addominale, ma può essere preziosa in situazioni meno gravi: per esempio, per combattere il terrore del dentista, o durante una gastroscopia, oppure nella cura del mal di testa e nel parto, al posto dell’epidurale. Insomma, come metodo per il controllo del dolore. «Anche se è difficile crederlo, esistono pazienti odontoiatrici che chiedono al dentista l’anestesia totale» dice Enrico Facco. «Sono casi limite, persone che hanno una reazione di vomito appena si inserisce in bocca lo specillo, lo strumento che serve a controllare lo stato di salute dei denti. Con loro, all’ospedale di Padova, usiamo l’ipnosi che dà ottimi risultati. Spesso, tra l’altro, guariscono per sempre dalla paura».  Per attenuare i dolori del parto si usa invece l’autoipnosi che dev’essere insegnata da uno specialista. La partoriente entra in un leggero stato di trance e si concentra su immagini positive e rilassanti, in contatto col proprio inconscio. In questo modo si liberano le endorfine, delle specie di morfine prodotte dal nostro organismo, in grado di ridurre il dolore. «Il 50 per cento della sofferenza non è legata allo stimolo biologico, ma all’approccio psicologico» spiega Giovanni Farano, ginecologo e psicoterapeuta (www.partoinipnosi.it) in un centro privato a Rho (Milano), autore del libro Partorire sognando (Franco Angeli). «Per la preparazione servono otto sedute, due mesi prima della nascita del bambino, poi la donna deve ripetere gli esercizi a casa per ricreare lo stato ipnotico. In sala parto, invece, ascolterà un cd con la mia voce». Esiste, però, anche un’altra tecnica, quella dell’induzione rapida. «La futura mamma con una sola seduta di 30 minuti impara a entrare in uno stato di profondo benessere associandovi un gesto simbolico, come chiudere la mano a pugno» spiega Giuseppe Regaldo, coordinatore del reparto di Ostetricia all’ospedale di Ciriè, Torino (011 9217289). Allenandosi a casa la donna saprà usare l’autoipnosi al momento del parto».
Ma l’ipnosi serve anche a tranquillizzarci durante una gastroscopia, evitando così una sedazione leggera con i farmaci. «Io induco uno stato modificato della coscienza che tranquillizza il paziente spostando le emozioni negative in positivo» dice Georgios Verros, specialista in gastroenterologia ed endoscopia digestiva, oltre che in psicoterapia ipnotica all’ospedale Santa Croce di Cuneo (0171 078600). Questa tecnica può essere utile infine nelle cefalee gravi dove i farmaci hanno fallito. «Facciamo in modo che i pazienti si concentrino sul momento presente, li aiutiamo con metafore e visualizzazioni a ridurre la percezione del dolore» chiarisce Nicoletta Gava, psicologa clinica, direttore dell’Istituto Milton H. Erickson di Torino (011 5366234 www.ericksoninstitute.it), una rete di professionisti in tutta Italia. Gava si spiega con un esempio: «Il paziente potrebbe immaginare che il mal di testa sia un masso incandescente e che lui deve spegnerlo, riducendolo in piccoli granuli che volano fuori dalla testa. Ognuno però sceglie fantasie e metafore diverse».
Per saperne di più e ricevere consigli, rivolgetevi al Ciics, Centro italiano di ipnosi clinica e sperimentale (www.ciics.it), alla Sii, Società italiana di ipnosi (www.societaipnosi.it) e all’Amisi, Associazione medica italiana per lo studio dell’ipnosi (www.amisi.it).
 
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