EFFETTI FISIOLOGICI DELL'AUTOIPNOSI

Quando si parla di "auto-ipnosi" (self-hypnosis in inglese) ci si riferisce a quell’insieme di processi che permettono di realizzare le condizioni dello stato ipnotico su se stessi. Dalla letteratura è chiaro come questa situazione venga a costituirsi in modi differenti: può, per esempio, essere l’ipnotista clinico a riferire al paziente istruzioni particolari affinché quest'ultimo possa entrare successivamente, da solo, in ipnosi oppure possono venire insegnate particolari tecniche che il paziente potrà poi applicare indipendentemente dall'ipnotista. In generale, come nei processi classici di induzione ipnotica, tale fenomeno si configura come uno spostamento dell’attenzione dall’esterno all’interno di se stessi. In un recente studio è stato possibile dimostrare l'effetto dell’auto-ipnosi sulle donne in stato di gravidanza [1].
Le partecipanti sono state fatte rilassare su di un lettino ed hanno praticato una particolare forma di auto-ipnosi per circa trenta minuti. In seguito a questa sessione sono stati misurati diversi parametri, tra cui la frequenza respiratoria e cardiaca (misure dirette della tensione corporea), e sono state somministrate alcune scale psicologiche per la valutazione dello stato d'ansia. I risultati hanno mostrato come il processo di auto-ipnosi abbia aumentato l'attività del sistema nervoso parasimpatico (componente del sistema nervoso autonomo deputata al riposo, al recupero ed alla digestione) che ha portato ad un immediato rilassamento post-ipnotico misurabile attraverso la riduzione delle frequenze cardiache e respiratorie, nonché un più basso punteggio ai test per l’ansia. Inoltre, grazie ad un studio in Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI) si è potuto far luce sulle aree cerebrali direttamente interessate durante il rilassamento ed i processi di auto-ipnosi [2].
Un gruppo di 19 esperti nella pratica dell’auto-induzione e 19 controlli sono stati sottoposti a due sessioni di fMRI: durante la prima,  in stato di auto-ipnosi venivano fatte immaginare tre situazioni sensoriali (rilassatezza, pesantezza del braccio e calore), mentre la seconda sessione prevedeva una fase di immaginazione motoria (flessione del braccio destro). Confrontando i due gruppi si è potuto osservare un’attivazione delle aree prefrontali sinistre e post-centrali bilaterali nel gruppo di esperti in auto-ipnosi, sia durante le fasi di immaginazione sensoriale sia durante le fasi di immaginazione motoria.
Un'attivazione della corteccia prefrontale (deputata, tra le altre funzioni, al controllo attentivo) e dell'insula (una struttura corticale interna coinvolta anche nell’elaborazione delle emozioni) è stata evidenziata in entrambi i gruppi, ma con una maggiore intensità nel gruppo di esperti in auto-ipnosi. Curiosamente è stata dimostrata una correlazione tra l'entità di attivazione dell'insula ed il numero di anni di pratica dell'auto-ipnosi posseduto dai partecipanti. Nel loro insieme, questi studi dimostrano come le tecniche di auto-ipnosi agiscano attraverso il rilassamento del sistema nervoso centrale e l'attivazione di specifiche aree cerebrali deputate allo spostamento dell’attenzione ed alla ricezione emotiva. Risulta chiaro, quindi, come l'applicazione dell'auto-ipnosi possa essere d'aiuto sia ai soggetti che la praticano, portando al raggiungimento di uno stato di benessere fisiologico, sia (si pensi al primo studio sulle donne incinta) ad agevolare il lavoro di infermieri ed altri operatori sanitari.
 


[1] VandeVusse L, Hanson L, Berner MA, White Winters JM,”Impact of Self-Hypnosis in Women of Select Physiologic and Psychological Parameters”, J Obstet Gynecol Neonatal Nurs, 39, 2010, pp 159-168.
[2] Schalmann M, Naglatzki R, de Greiff A, Forsting M, Gizewski ER., “Autogenic Training Alters Cerebral Activation Patterns in fMRI”, Int J Clin Exp Hypn, 58:4, 2010, pp 444-456.
 
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