QUANDO LO STRESS DA ALLA TESTA. ORIGINI E TERAPIE PER EMICRANIE E CEFALEE.

A volte, dopo una settimana intensa di lavoro, ci può capitare di sentire la testa pulsare in modo lieve ma costante, tanto da procurare un fastidio prolungato. Altre volte, senza apparenti motivi, possiamo iniziare a sentire segnali acuti simili brevi ma intense scariche elettriche provenienti da un solo lato della nostra testa. Entrambi i disturbi possono portare spesso all’impossibilità di lavorare o concentrarsi in attività utili o semplicemente rilassanti.
Il cosiddetto “mal di testa” è un termine generico con cui vengono definiti diversi tipi di dolori tutti localizzabili principalmente a livello del capo. Tra le principali forme di mal di testa si distinguono, per la frequenza con cui vengono rilevate, l’emicrania e la cefalea di tipo tensivo1. L’emicrania può durare da poche ore a qualche giorno e causa un dolore molto intenso che può portare anche a mal di stomaco e vomito. La cefalea di tipo tensivo, come indicato dal nome, è invece collegata alla tensione muscolare in varie parti del corpo, in particolare a livello del collo e delle spalle. Quest’ultimo tipo di mal di testa è il più diffuso tra adulti ed adolescenti ed è caratterizzato da un dolore moderato che però si protrae anche per molti giorni e per molte ore di fila al giorno1,2.
In generale, il mal di testa  viene causato da segnali dolorosi che nascono ed interagiscono tra aree cerebrali, vasi sanguigni e nervi circostanti. Nonostante la grande mole di studi raccolti negli ultimi decenni, la causa d’esordio di questi segnali dolorosi resta ancora poco chiara. In generale, sono state proposte due teorie:  secondo la teoria vascolare, la causa prima dei mal di testa è da ricercare nella circolazione sanguigna. In questo caso, le cefalee potrebbero essere associate alla dilatazione dei vasi sanguigni che porterebbe ad una stimolazione del nervo Trigemino (o nervo cranico numero V), un nervo misto (composto cioè da fasci di nervi motori e sensitivi) che avvolge il cranio3. Una seconda possibile teoria è rappresentata dalla diffusione di potenziale elettrico.  Una seconda teoria, definibile come neurogena, implica che alcune alterazioni di tipo nervoso (attivazioni inappropriate di specifici gruppi di neuroni) provocherebbero l’infiammazione intorno ai vasi sanguigni con conseguente stimolazione dei nervi cranici grazie al rilascio di particolare sostanze algogene (in grado di produrre sensazioni dolorifiche). Secondo quest’ultima ipotesi, la causa del mal di testa non sarebbe in prima istanza vascolare ma bensì neurale4.
Nonostante le cause di queste cefalee siano certamente collegabili alla neurobiologia cerebrale ed alla predisposizione di alcune persone ad essere più soggette al mal di testa, bisogna anche considerare come l’ambiente che circonda la persona ed anche altri disturbi psicologici possano risultare fondamentali nel fare da “grilletto” e scatenare il mal di testa. E’ stata infatti corroborata da tempo l’associazione tra sintomi depressivi e cefalee5. In particolare, in uno studio condotto su centosedici pazienti con depressione maggiore (un tipo di depressione presente per molti giorni, per quasi tutto il giorno), è stato dimostrato come questi pazienti provino un aumento del dolore soggettivo dovuto a mal di testa durante gli attacchi depressivi. Più recentemente, oltre cinquanta mila pazienti affetti da emicrania ed altri tipi di cefalee hanno partecipato ad uno studio sull’associazione di questi dolori con altri disturbi psicologici. Lo studio ha mostrato come la depressione e l’ansia fossero associate significativamente con entrambi i tipi di mal di testa. L’associazione, inoltre, si è dimostrata più forte per i disturbi d’ansia6. In effetti, lo stress emotivo e fisico rappresenta uno dei più gravi fattori di rischio per l’emircrania7 e le cefalee di tipo tensivo8.
Anche per ciò che riguarda la cura delle cefalee, possiamo distinguere le terapie farmacologiche da terapie più psicologiche ed educazionali. Tipicamente, i farmaci che vengono prescritti in presenza di emicranie e cefalee di tipo tensivo sono rappresentati da anti-infiammatori classici e triptani (farmaci che inducono la vasocostrizione, di fatto riducendo l’irritazione dovuta alla dilatazione dei vasi sanguigni presente nelle cefalee)9,10. Le controindicazioni nell’uso dei farmaci di questo tipo, però, sono diverse, specialmente se usati in concomitanza con altri farmaci come gli antidepressivi. A fronte di queste difficoltà, bisogna considerare l’esistenza di terapie differenti nel trattamento delle cefalee. In uno studio condotto recentemente da un gruppo di ricerca torinese, è stato insegnato ad un gruppo di oltre novecento persone, uno specifico programma di esercizi per lenire le cefalee di tipo tensivo (con corrispondente dolore cervicale e delle spalle) ed anche per indurre un rilassamento soggettivo. Gli esercizi, rappresentati da semplici ripetizioni di movimenti da effettuare due o tre volte al giorno per sei mesi, hanno portato ad una riduzione del quaranta per cento circa nella frequenza delle cefalee. Questi risultati si sono dimostrati stabili fino a dodici mesi dal trattamento ultimato11. Inoltre, sembra che il ruolo di terapie in grado di portare al rilassamento psico-fisico, possa rivelarsi fondamentale nel trattamento del mal di testa. Uno studio condotto su 147 pazienti affetti da cefalee si è concentrato sull’utilizzo di un particolare metodo di rilassamento volto a ridurre le sensazioni negative legate ad eventi stressanti. Lo studio ha mostrato una significativa riduzione del mal di testa in questi pazienti dopo solo quattro settimane di trattamento12. In conclusione, una possibilità di trattamento ma anche di prevenzione rispetto alle cefalee (prevenzione spesso dimenticata o in secondaria posizione rispetto alla cura) è sicuramente rappresentata dal giusto controllo rispetto ai fattori stressanti presenti nella nostra vita di tutti i giorni. In questo senso, la psicoterapia ma anche la terapia attraverso l’ipnosi possono rappresentare un valido aiuto nella cura del mal di testa. 
 
Bibliografia
[1] “The International Classification of Headache Disorders: 2nd edition.” Cephalalgia: an international journal of headache 24 Suppl 1 (2004): 9–160.
 
[2] Evans, R W. “Diagnostic testing for the evaluation of headaches.” Neurologic clinics 14, no. 1 (February 1996): 1–26.
 
[3] Shevel, Elliot. “The extracranial vascular theory of migraine--a great story confirmed by the facts.” Headache 51, no. 3 (March 2011): 409–417. doi:10.1111/j.1526-4610.2011.01844.x.
 
[4] Eggers, A.E. “New Neural Theory of Migraine.” Medical Hypotheses 56, no. 3 (March 2001): 360–363. doi:10.1054/mehy.2000.1214.
 
 
[5] Garvey, M J, C B Schaffer, and V B Tuason. “Relationship of headaches to depression.” The British journal of psychiatry: the journal of mental science 143 (December 1983): 544–547.
 
[6] Zwart, J.-A., G. Dyb, K. Hagen, K. J. Ødegård, A. A. Dahl, G. Bovim, and L. J. Stovner. “Depression and Anxiety Disorders Associated with Headache Frequency. The Nord-Trøndelag Health Study.” European Journal of Neurology 10, no. 2 (2003): 147–152. doi:10.1046/j.1468-1331.2003.00551.x.
 
[7] Robbins, Lawrence. “Precipitating Factors in Migraine: A Retrospective Review of 494 Patients.” Headache: The Journal of Head and Face Pain 34, no. 4 (1994): 214–216. doi:10.1111/j.1526-4610.1994.hed3404214.x.
 
[8] Holm, Jeffrey E., Kenneth A. Holroyd, Karl G. Hursey, and Donald B. Penzien. “The Role of Stress in Recurrent Tension Headache.” Headache: The Journal of Head and Face Pain 26, no. 4 (1986): 160–167. doi:10.1111/j.1526-4610.1986.hed2604160.x.
QUANDO LO STRESS DA ALLA TESTA. ORIGINI E TERAPIE PER EMICRANIE E CEFALEE.