UN TERRIBILE MAL DI TESTA

Venne un uomo e mi disse: "Ho un terribile mal di testa. Ce l'ho fin da quando avevo sette anni. Ho frequentato le elementari, le superiori e l'università e malgrado il mal di testa mi sono fatto da solo e mi occupo scrupolosamente e onestamente dei miei affari, ma ho mal di testa tutto il giorno. Sono andato da un centinaio di dottori, ho fatto centinaia di radiografie, ho speso diverse migliaia di dollari. Hanno cercato di spiegarmi che dipende tutto dalla mia testa. So che è così, ma loro non intendono questo, vogliono dire che sono matto. Alla fine ho deciso di venire da lei perché lei si occupa di problemi familiari e la mia famiglia ha un gran numero di difficoltà. Spero che lei non mi insulti. Un altro motivo per cui sono venuto da lei è che ho scoperto di essere divenuto un tossicomane, perché non riesco ad andare avanti senza la cocaina o la morfina”.
Gli feci raccontare tutta la storia, poi, con sua sorpresa, riepilogai: “Lei ha mal di testa da quando aveva sette anni, lo ha avuto tutti i giorni, è andato a letto col mal di testa la sera, si è svegliato col mal di testa al mattino: lo aveva il giorno in cui si è sposato e quando è nato ciascuno dei suoi sei figli, quando hanno imparato a camminare, quando sono andati all’asilo. E lei sarebbe un onesto uomo d’affari? Pensa davvero di essere un uomo d’affari onesto e scrupoloso?”.
Era piuttosto sorpreso. Dissi: “Ci sono diversi tipi di onestà. L’onestà non è legata solo al denaro o a cose materiali; lei mi ha confessato di essersi appropriato per anni e anni del mal di testa che appartiene a un bambino di sette anni; perché diavolo non lascia a quel bambino di sette anni il suo mal di testa? Che senso ha che un uomo adulto come lei si tenga per tanti anni il mal di testa di un bambino?”.
Cercò di spiegarmi, ma io potevo capire soltanto che lui si era appropriato del mal di testa di un bambino di sette anni e non potevo assolutamente perdonarglielo.
Era onesto nel suo lavoro e così aveva cercato di difendersi con l’argomento del lavoro, ma io avevo ragione e doveva ammetterlo. È terribilmente difficile ammettere una cosa e nello stesso tempo non ammetterla.
Doveva ammettere di essere onesto nel lavoro e questo era importante per lui. Avevo messo l’onestà nel lavoro sullo stesso piano della sottrazione di un mal di testa a un bambino e lui non aveva la possibilità di contraddirmi.
Se non si fosse iniziato in quel modo, parlando del lavoro, sarebbe stato inutile il discorso del mal di testa. In questi casi è necessario iniziare in modo tale che non è più possibile opporsi.
Uscì dal mio studio su tutte le furie; a pranzo si accorse di non avere il mal di testa, ma sapeva che lo avrebbe avuto all’ora di andare a letto e sapeva che avrebbe voluto le sue pillole. Eppure non aveva mal di testa e non voleva le sue pillole. Ma sapeva anche lo avrebbe avuto quando si sarebbe svegliato e avrebbe cercato le medicine. Rimase piuttosto sorpreso quando non accadde nulla di tutto questo.
Era venuto da me il ventisei di febbraio e tornò il diciassette di aprile imbarazzato e pieno di scuse dicendo: “Ho paura che lei avesse ragione. Mi ero appropriato del mal di testa di un bambino. Ho continuato ad aspettare, da quel primo giorno ho aspettato tutti i giorni e ora finalmente ho capito che non sono un drogato e che non ho il mal di testa”.
 
Tratto da Jay Haley, Terapie non Comuni. Astrolabio, 1976, Roma. Pag. 15 – 16.
UN TERRIBILE MAL DI TESTA