SCOPRIRE QUALCOSA SUL CONTO DEL PADRE

Anche il caso seguente riguarda un problema circoscritto, ma di un tipo diverso. Era stato ripetutamente richiesto aiuto psichiatrico sempre respinto con il pretesto che la collaborazione era impossibile. La paziente era un’allieva infermiera di 20 anni. Quando aveva meno di un anno, sua madre aveva ottenuto il divorzio, aveva reciso tutti i legami con tutti coloro che conosceva, si era trasferita in un altro stato e aveva distrutto nella misura del possibile tutti i ricordi del padre della bambina. Quando la paziente era cresciuta e aveva chiesto notizie del padre, la madre aveva detto semplicemente che aveva divorziato, che non sapeva che ne fosse stato in seguito di lui. Inoltre, la madre rifiutava fermamente di descriverlo e persino di rivelare dove avesse abitato in precedenza. Arrivata all’età di 18 anni, la paziente aveva cercato di scoprire qualcosa sul conto del padre. Venne informata che il certificato di matrimonio della madre e la sentenza di divorzio erano chiusi in una cassetta di scurezza e là sarebbero rimasti. In quanto al certificato di nascita della paziente, diceva solo che era nata a Chicago. La madre aveva spiegato che era nata in anticipo sul previsto, mentre lei e il padre si trovavano a Chicago per far visita ad alcuni parenti del padre stesso. In quanto al nome da nubile della madre, come del resto il cognome del padre, era molto comune, e non era possibile servirsene come tracce per scoprire qualcosa. Completamente frustrata, la paziente si era rivolta a psichiatri che usavano l’ipnosi. Chiedeva che la ipnotizzassero, facendole ricordare qualcosa del padre. Tuttavia, immediatamente bloccava tutto, dichiarando che tale procedimento sarebbe stato ridicolo, poiché non ricordava nulla di lui. Quindi, tutto ciò che sarebbe stato possibile ottenere sarebbero state sue “immaginazioni”, e lei non voleva scambiarle per verità. Quindi rifiutava sempre di collaborare e non si lasciava ipnotizzare. Quando si rivolse all’autore raccontando quanto sopra, la sua richiesta venne respinta, con il pretesto che sarebbe stata inutile una ricerca di ricordi anteriori all’età di un anno. (In effetti, naturalmente, la ragazza rappresentava un problema interessante, purché fosse possibile ottenere la sua collaborazione mediante un uso giudizioso di posizioni negative da parte dell’autore.) La ragazza benne rassicurata da questo rifiuto. Prima del termine del colloquio, aveva preso ad interessarsi dell’ipnosi, semplicemente come esperienza personale. Ci si accordò quindi per addestrarla per “attività sperimentali”, divenne rapidamente un ottimo soggetto ipnotico, ma non per il procedimento della regressione di età. Questo non lo permetteva, e quando venivano effettuati dei tentativi indiretti, invariabilmente si svegliava protestando che “le cose sembrano andare in modo sbagliato”. Si decise quindi di optare per la misura di proiettarla nel futuro come possibile approccio al suo problema. Mentre era immersa in una profonda trance sonnambulica, le fu proposto un “esperimento”, per il quale doveva svolgere alcuni compiti di apprendimento. Poi, le fu spiegato, sarebbe stata proiettata nel futuro, e avrebbe riferito su ciò che aveva imparato. In tal modo potevano venire studiati il carattere e la natura di ciò che avrebbe dimenticato. Tuttavia, come addestramento “preliminare”, per prima cosa sarebbe stata proiettata nel tempo, e indotta ad avere fantasie di attività durante il periodo tra la data presente e la data futura. Dopo queste spiegazioni (che erano in realtà istruzioni mascherate per guidarla), la ragazza venne disorientata e poi orientata nel futuro. Non si fece nulla per accertare la data approssimativa, ma varie osservazioni mi permisero di dedurre che la proiezione nel tempo era di circa due mesi. Venne poi invitata a fare un resoconto completo su “quel paziente straordinariamente interessante” che lei aveva assistito dopo “l’ultimo incontro con me qualche settimana fa”. La ragazza eseguì questa fantasia e parecchie altre di carattere simile. Durante la narrazione, venne ripetutamente accennato che lei aveva probabilmente dimenticato parecchi particolari, e lei fu costretta ad ammettere che era così. Le fu poi ricordato che “molto tempo fa”, si era deciso di studiare in che misura lei tendeva a dimenticare, e che era venuto il momento di farlo. Parlando rapidamente per assicurarsi la sua piena attenzione e per impedirle di analizzare le affermazioni formulate, l’autore le disse: 1. Sono sicuro che lei ha dimenticato completamente un compito che le avevo assegnato qualche tempo fa. 2. Voglio che lei lavori in base all’assunto di averlo eseguito, anche se non può ricordare di averlo fatto. 3. Voglio che lei recuperi nel modo più sistematico possibile i ricordi di ciò che ha fatto. 4. Era un compito inaspettato per cui non poteva avere fatto piani per ricordare. Perciò l’ha dimenticato. 5. Questo compito è stato svolto tra l’ultimo colloquio che lei ricorda ed il momento presente (tempo proiettato). Il compito le venne poi descritto: regredire nell’età e recuperare una quantità di ricordi sul conto del padre, che aveva dimenticato completamente. Le venne proposto di tentare di ricordare ciò che poteva avere scoperto in tale regressione con qualunque mezzo da lei prescelto, lettura della sfera di cristallo, scrittura automatica, lampi di memoria o in altri modi. Esitando, la paziente propose la sfera di cristallo. Immediatamente le fu presentata la suggestione che, in una serie di sfere di cristallo, avrebbe visto se stessa a livelli d’età discendenti, fino a quando si sarebbe vista come una bambina piccola. [...] Doveva studiare meticolosamente tali raffigurazioni, fino a quando si fosse sentita certa di avere “riscoperto” i ricordi dimenticati. Per mezz’ora la ragazza rimase seduta in silenzio, assorta nel suo compito. Finalmente si rivolse all’autore e fece capire che aveva terminato. Con l’istruzione di conservare i ricordi e di riferirli nel modo che preferiva, le sfere di cristallo vennero rimosse per mezzo della suggestione. (La ragione per questo fatto stava nell’impedire che lei sviluppasse interessi tangenziali osservando ancora le sfere di cristallo.) Le fu chiesto cosa pensava della sua esperienza. Per tutta risposta chiese sorprendentemente all’autore di esaminarle la parte posteriore del ginocchio destro. L’esame rivelò una piccola, vecchia cicatrice irregolare. Allora la ragazza spiegò: “Mi sono vista bambina. Avevo sei anni. Stavo giocando. Correvo all’indietro. Sono inciampata nella radice di un albero. Mi sono fatta male alla gamba. Mi sono alzata piangendo. Poi il sangue ha cominciato a scorrermi giù per la gamba. Ero spaventata. Poi la sfera di cristallo è sparita”. Dopo qualche istante di riflessione silenziosa, continuò: “Sono così confusa. Penso al tempo in modo diverso. Non mi piace. Penso che lei farebbe meglio a chiarirmi la mente e a dirmi di ricordare tutto. Credo di essere in una trance che mi provoca confusione. Mi svegli”. Venne riorientata al presente e svegliata con istruzioni di ricordare completamente. Con calma, la ragazza cominciò: “Ho visto me stessa cadere. Ho la cicatrice. Lei l'ha vista. Non lo ricordo. L’ho visto solo nella sfera di cristallo. Forse sono vere anche le altre cose. “Prima lo dirò a lei e poi lo dirò a mia madre. Allora saprò. Ecco cosa ho visto: sapevo già dire “Papà”. Mio padre mi teneva in braccio. Sembrava enormemente alto. Sorrideva. Aveva un dente strano, un incisivo. Aveva gli occhi azzurri. I capelli ricci. Biondastri. Ora andrò a casa e lo dirà a mia madre”. Il giorno dopo riferì: “Erano ricordi veri. Mia madre è rimasta sconvolta. Quando sono arrivata a casa le ho detto: “Ho scoperto com’era mio padre. Era alto, aveva gli occhi azzurri (la ragazza e la madre avevano occhi castani ed erano alte circa m 1,60) e i capelli ricci. Erano quasi biondi, e lui aveva un incisivo d’oro”. Mia madre si è spaventata. Voleva sapere come avevo fatto a scoprirlo. Allora le ho detto ciò che abbiamo fatto. Dopo un po’ lei ha detto: “Si, tuo padre era alto uno e ottanta, aveva gli occhi azzurri, i capelli ricci, biondo rossicci e aveva un dente d’oro. Mi ha lasciata quando tu avevi undici mesi. Ti dirò tutto quello che vuoi sapere, e poi non parliamone più. Non ho più saputo niente di lui”. Tuttavia, la curiosità della paziente era soddisfatta. In seguito, venne utilizzata ancora per attività sperimentali. Sebbene, in un anno, avesse numerose occasioni per manifestare interesse per il problema originale, pareva che se ne fosse disinteressata completamente. Liberamente tratto da Milton H. Erickson. Le nuove vie dell’ipnosi; pag. 165. Casa editrice Astrolabio.
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