CONVERSAZIONI CHE INDUCONO ANALGESIA

L’approccio colloquiale per fissare e trattenere l’attenzione del paziente può essere molto utile nelle situazioni traumatiche. C’era stato un incidente automobilistico a Portland, Oregon, ed un uomo strisciò il viso sul brecciolino della strada per circa dieci metri. Strada sterrata e brecciolino. Venne portato all’ospedale come caso di emergenza. Uno dei membri della American Society of Clinical Hypnosis – lo chiameremo Dan – che fa soprattutto chirurgia plastica ed orale, era di guardia quella notte. Entrò e vide che l’uomo era cosciente e che soffriva molto. Chi di voi conosce Dan sa che meraviglioso parlatore sia. Ha un flusso incessante di parole, di umorismo, di interesse, di informazione, un'incredibile abbondanza di conoscenza e di umorismo. Dan disse: “Ti sei proprio riempito la faccia di brecciolino e tu sai che razza di lavoro questo significhi per me. Devo prendere le pinzette e togliere ogni minimo fastidioso granello di sabbia e terra e per me sarà una bella fatica e dovrò veramente ripulire questa faccia e togliere metà della pelle, e hai provato molto dolore e vuoi che qualcuno ti aiuti per questo e devi veramente avere qualcosa che ti faccia diminuire il dolore e tanto prima cominci a sentire meno dolore tanto meglio sarà e non so cosa devi fare mentre aspetti che l’infermiera ti porti qualcosa da iniettare nel braccio ma veramente devi ascoltarmi mentre di parlo e ti spiego che devo fare certe cose sulla tua faccia. Tu sai che qui c’è un grosso taglio, deve essere stato un sasso ben appuntito che ha fatto questo taglio, ma qui c’è n’è uno piccolo e qui c’è una brutta contusione e veramente devo pulirlo con l’alcol. All’inizio ti farà un po’ male, ma dopo poco che è stato fatto qualche volta il bruciore ottunderà le terminazioni nervose che sono scoperte e tu smetterai di sentire il bruciore dell’alcol, e hai mai provato a costruire un violino? Sai che puoi costruire dei violini con legno di mirto, puoi costruirli con legno di abete? Hai mai provato a farne uno di quercia?”. Dan aveva avuto il primo premio ad una gara nazionale per il violino con il migliore timbro, e lo aveva costruito lui stesso con legno di mirto, e Dan continuò il suo fiume di parole. Di tanto in tanto parlava dell’enorme difficoltà del pulire veramente quella faccia e del mettere i punti e chiedendosi quando sarebbe arrivata l’infermiera con l’ago ipodermico. Nel frattempo, dietro a lui, l’infermiera stava passando a Dan il tipo giusto di strumento, il tipo giusto di sutura, il tipo giusto di tampone e così via. Dan continuò con questo fiume di parole e il paziente disse: “Sei molto loquace, no?”. Dan disse: “Non mi hai sentito al massimo delle mie possibilità, posso parlare molto più velocemente, dammi solo una possibilità e vedrai come aumento”. Quindi Dan cominciò a parlare più veloce: “Sai che io penso anche molto velocemente e hai mai sentito nessuno imitare il ronzio del calabrone? Dovrei fartelo sentire”. Così Dan rifece il ronzio del calabrone, e, alla fine, disse: “Ecco uno specchio, dà un’occhiata”. Il paziente guardò e disse: “Quando hai messo questi punti? Quando mi hai pulito la faccia? Quando mi hanno fatto una iniezione? Pensavo che mi stessi solo parlando, solo preparando”. Dan disse: “Ho lavorato sodo per un paio d'ore, circa due ore e mezzo”. Il paziente rispose: “No hai parlato per cinque o dieci minuti”. Dan disse: “No, dà un’occhiata, conta i punti se vuoi, e come ti senti la faccia?”. Il paziente rispose: “La mia faccia è intorpidita.” Liberamente tratto da Erickson M. H., Rossi E. L., Ipnoterapia, Roma, Astrolabio-Ubaldini, 1982
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