ASMA PSICOSOMATICA

G, trentacinque anni, sposata da dieci, con un bambino di nove anni, cercava una consulenza psichiatrica. Era venuta da me nonostante si rifiutasse di credere alle ripetute diagnosi che aveva ricevuto da una mezza dozzina di allergologi secondo i quali la sua asma cronica, che durava da novembre ad aprile, da dieci anni, era in gran parte psicologia. La storia che la riguardava era che l’euforia del matrimonio era stata seguita dopo due giorni dalla morte, da molto tempo prevista, della madre costretta a letto ammalata. La madre non aveva fatto testamento ma, come regalo di nozze per la figlia, aveva estorto al padre una solenne promessa sotto giuramento che, alla sua morte, avrebbe venduto la fattoria, avrebbe dato alla figlia la metà del ricavato e , se voleva, avrebbe potuto ritirarsi con l’altra metà.
Dopo il funerale, il padre le disse che la sua promessa alla madre era senza senso e che lei avrebbe ricevuto solo metà dei guadagni annuali fino a quando non fosse morto lui, quando lei avrebbe ereditato ogni cosa. Lei e il marito, arrabbiati, se ne andarono a vivere in un’altra zona del paese. Nel giro di due mesi la coppia si adattò alla condotta del padre e alla fine di ottobre iniziò una corrispondenza amichevole. Il padre rispose e la sua prima lettera trovò la paziente a letto con un forte raffreddore. La guarigione fu lenta e ciò venne attribuito a una reazione polmonare alle impurità atmosferiche causate dall’industria mineraria di quella città. Come complicazione ne derivò un’asma, ma con l’arrivo della stagione calda l’asma passò. A giugno andarono alla S. Fernando Valley, ma in novembre, presumibilmente a causa dello smog, le tornò nuovamente l’asma, che durò fino a maggior. A giugno andarono a S. Francisco, ma il novembre successivo l’asma ricomparve e persistette fino a maggio. Ulteriori trasferimenti furono inutili. Dovunque andassero l’asma ricompariva in novembre e terminava a maggio. 
Ricerche rispetto al padre chiarirono che questi aveva continuato a fare l’agricoltore, ma in un modo particolare, a tempo parziale. Pianava le sementi, le coltivava, e provvedeva al raccolto. Fatto questo, affidava l’intera direzione ad un impiegato e passava l’inverno in una qualche città lontana riposandosi e divertendosi. Con l’arrivo della primavera, ritornava nella fattoria e lavorava sodo fino a quando non era terminato il raccolto. Un’indagine immediata sulla frequenza delle lettere del padre rivelava che d’estate era sempre troppo occupato per scrivere e che riservava la sua lettera settimanale al suo riposo invernale. La paziente non riusciva a trovare nessuna possibile relazione tra la sua asma e le lettere settimanali del padre. 
Le venne chiesto se voleva che il terapeuta le desse la prova definitiva dell’origine psicogena o organica della sua asma. Lei replicò con convinzione che, in ogni caso, si sarebbe sentita enormemente  sollevata, ma aggiunse che la sua asma era inequivocabilmente organica perché era cominciata con un raffreddore, si era aggravata con le impurità atmosferiche della città mineraria, e si presentava soltanto durante i mesi freddi. Di più, spariva sempre con l’arrivo della stagione calda. Ancora, doveva essere organica perché in dieci anni non aveva mai avuto un attacco d’estate, e lei era la stessa persona, psicologicamente, sia nella stagione calda che in quella fredda. Le fu detto che l'ipnosi sarebbe stata utile come aiuto diagnostico, e lei acconsentì prontamente ad essere ipnotizzata. Si dimostrò un soggetto eccellente, sviluppando facilmente una trance profonda.
[…] dopo che si fu svegliata cominciò a verbalizzare liberamente ed esaurientemente. Il suo resoconto può essere così sintetizzato: sua madre era stata a lungo a letto malata a causa di una paralisi, problemi cardiaci e conseguenti disturbi respiratori. Suo padre non aveva mai trattato molto gentilmente né sua madre né lei ed era tremendamente oppresso dal senso di colpa. Poco prima del suo primo attacco d’asma la paziente aveva ricevuto una lettera da un amico. Che insinuava con evidenza un indebito interesse del padre nei confronti di una donna che notoriamente aveva un comportamento promiscuo. Il suo attacco d’asma fece seguito alla prima lettera del padre. Da allora temeva da una settimana all’altra la lettera seguente, ma si sentiva tenuta a rispondere a ogni lettera. Il ritorno del padre alla fattoria ogni primavera le dava un senso di sollievo perché sapeva che sarebbe stato troppo occupato per intraprendere delle attività non desiderate o per scriverle.
Dopo che ebbe completato il suo resoconto le fu chiesto cosa intendeva fare. La sua replica fu che avrebbe attentamente pensato al problema e che avrebbe deciso una linea di condotta. Informazioni successive rivelarono che era andata a trovare suo padre, aveva discusso la situazione con lui, preso un avvocato e intimato al padre che si sarebbe servita di strumenti legali per ottenere il controllo e i l possesso definitivo della sua parte di fattoria, lasciandogli la libertà di fare ciò che voleva con la sua parte. Da allora il padre aveva amministrato bene la proprietà della figlia ma aveva lentamente dissipato la propria. Le scrive ancora regolarmente ogni inverno, ma la paziente non ha più avuto attacchi d’asma.
 
Tratto da Milton H. Erickson & Ernest L. Rossi, Ipnoterapia; pag. 260, casa editrice Astrolabio.
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