FAME NERVOSA: COME E QUANDO APPLICARE L'IPNOSI
Crescere significa costruire una certa immagine di sé partendo dalle fondamenta ricevute da bambini ed interagendo con adulti e coetanei. Nel corso dello sviluppo il corpo rappresenta la colonna portante dei cambiamenti, il luogo dove diventano visibili, e l’adolescenza è forse il punto in cui questa colonna viene scolpita più profondamente. Durante questo periodo, il concetto di auto-stima si compone di pari passo, infatti, con lo stabilirsi di una identità psicologica e fisica ben definita rispetto al precedente contesto familiare. Per esempio, molte ragazze si sentono sicure di loro stesse e della loro immagine prima del menarca mentre il naturale aumento di peso conseguente al menarca può causare una perdita di confidenza ed una diminuzione dell’autostima1. E’ durante questa delicata età di passaggio che possono svilupparsi disturbi alimentari come l’anoressia e la bulimia nervose.
L'anoressia nervosa è caratterizzata principalmente dal rifiuto del cibo e dalla paura ossessiva di ingrassare da parte della persona affetta. Questa patologia a volte si sviluppa in forme più gravi che portano a malnutrizione, inedia, amenorrea ed emaciazione. La bulimia, invece, è un disturbo dell’alimentazione che presenta fasi caratterizzate dall’assunzione di grandi quantità di cibo seguite da fasi in cui vengono attuati diversi metodi, come per esempio il vomito autoindotto, per riuscire a non acquisire peso (metabolizzando il cibo ingerito).
In una recente studio, il cui obiettivo era la comprensione dell'origine cerebrale dell'anoressia nervosa, un gruppo di ricercatori italiani2 ha confrontato la quantità di materia grigia (insieme di neuroni) presente nel cervello di 16 adolescenti con anoressia nervosa restrittiva e di 16 ragazze adolescenti senza disturbi alimentari. L'analisi ha rivelato una significativa diminuzione del volume di materia grigia nelle pazienti affette da anoressia soprattutto nei lobo parietale (inferiore e superiore), un’area che differenti ricerche collegano alla costruzione e modifica delle immagini mentali e soprattutto alla rappresentazione mentale del sé.
Che ruolo può giocare l’ipnosi in questo delicato intreccio di sentimenti, cambiamenti fisici e circuiti cerebrali? Dalle ricerche effettuate si è osservata una difficoltà nel lavoro con pazienti affetti da anoressia: tali pazienti infatti risultano più difficili da “allacciare” durante un’induzione ipnotica, a causa della presenza di comportamenti di estremo controllo (e quindi con minore possibilità coinvolgimento nel dialogo con l’operatore)3. I pazienti affetti da bulimia nervosa sembrano, invece, più adatti al percorso terapeutico condotto con l’ipnosi, come rilevato da differenti scale di ipnotizzabilità dove raggiungono punteggi spesso molto alti. Inoltre, alcuni autori considerano gli stati di dissociazione (intesa come un processo psicologico per cui il pensiero di un soggetto si discosta nettamente dal comportamento effettuato dello stesso) e gli attacchi di fame nervosa presenti nei comportamenti bulimici, simili ad alcuni stati che si possono osservare in ipnosi3.
Diversi studi condotti su pazienti affetti da anoressia nervosa risalgono a più di dieci anni fa e si riferiscono a singoli casi clinici. Per esempio, è stato descritto, negli anni novanta, un caso di anoressia tardiva trattata con successo con l’ipnosi: alternando fasi di immaginazione attiva da parte del paziente con fasi di rilassamento, ed utilizzando le induzioni in ogni fase del trattamento psicoterapico4. Nonostante le difficoltà sopra menzionate, da questi primi lavori è emerso come sia raccomandabile utilizzare le tecniche ipnotiche soltanto quando la persona affetta da questo disturbo alimentare ha raggiunto ( o è in procinto di raggiungere) un peso accettabile e dopo che è stata ottenuta una solida alleanza terapeutica (il rapporto di fiducia tra paziente e terapeuta): questo per favorire l’aggiramento delle tipiche resistenze dovute al bisogno di controllo presente in questi pazienti.
Inoltre, in uno studio condotto nel 2008, sono state raccolti alcuni esempi tratti da casi clinici di anoressia nervosa. In questo studio vengono riportati esempi di induzioni ipnotiche inerenti il cambiamento della rappresentazione mentale della propria immagine corporea: tali cambiamenti hanno portato ad un miglioramento del peso corporeo (un aumento dell’indice di massa corporeo) e soprattutto ad un miglioramento nell’autostima e nella fiducia riguardo al fisico5.
Anche nel campo dei disturbi alimentari, in particolare anoressia e bulimia, l’ipnosi, pur muovendo ancora i suoi primi passi, si dimostra una tecnica interessante soprattutto se affiancata ad un classico percorso psicoterapeutico. Gli studi successivi si dovranno concentrare sui risultati di specifiche tecniche ipnotiche applicate su grandi campioni di soggetti affetti da diversi disturbi alimentari. Una più rigorosa collezione dei dati porterà sicuramente ad una maggiore precisione nella definizione dell’efficacia dell’ipnosi in questo campo.
[1] Abraham S., Llewellyn-Jones D. (2001). Eating Disorders: the facts. Oxford, Oxford University Press.
[2] Gaudio S., Nocchi F., Franchin T., Genovese E., Cannatà V., Longo D., Fariello G. (2011). Gray matter decrease distribution in the early stages of Anorexia Nervosa restrictive type in adolescents. Psychiatry Research: Neuroimaging, 191:1,24-30.
[3] Mantle F. (2003). Eating disorders: The role of hypnosis. Nursing Children and Young People, 15:7, 42-45.
[4] Georgiou, E. H. (1995). Hypnotherapy in the treatment of anorexia tardive. Australian Journal of Clinical and Experimental Hypnosis, 23, 14–24.
[5] Walsh B. J. (2008). Hypnotic Alteration of Body Image in the Eating Disordered. American Journal of Clinical Hypnosis, 50:4, 301-310.
L'anoressia nervosa è caratterizzata principalmente dal rifiuto del cibo e dalla paura ossessiva di ingrassare da parte della persona affetta. Questa patologia a volte si sviluppa in forme più gravi che portano a malnutrizione, inedia, amenorrea ed emaciazione. La bulimia, invece, è un disturbo dell’alimentazione che presenta fasi caratterizzate dall’assunzione di grandi quantità di cibo seguite da fasi in cui vengono attuati diversi metodi, come per esempio il vomito autoindotto, per riuscire a non acquisire peso (metabolizzando il cibo ingerito).
In una recente studio, il cui obiettivo era la comprensione dell'origine cerebrale dell'anoressia nervosa, un gruppo di ricercatori italiani2 ha confrontato la quantità di materia grigia (insieme di neuroni) presente nel cervello di 16 adolescenti con anoressia nervosa restrittiva e di 16 ragazze adolescenti senza disturbi alimentari. L'analisi ha rivelato una significativa diminuzione del volume di materia grigia nelle pazienti affette da anoressia soprattutto nei lobo parietale (inferiore e superiore), un’area che differenti ricerche collegano alla costruzione e modifica delle immagini mentali e soprattutto alla rappresentazione mentale del sé.
Che ruolo può giocare l’ipnosi in questo delicato intreccio di sentimenti, cambiamenti fisici e circuiti cerebrali? Dalle ricerche effettuate si è osservata una difficoltà nel lavoro con pazienti affetti da anoressia: tali pazienti infatti risultano più difficili da “allacciare” durante un’induzione ipnotica, a causa della presenza di comportamenti di estremo controllo (e quindi con minore possibilità coinvolgimento nel dialogo con l’operatore)3. I pazienti affetti da bulimia nervosa sembrano, invece, più adatti al percorso terapeutico condotto con l’ipnosi, come rilevato da differenti scale di ipnotizzabilità dove raggiungono punteggi spesso molto alti. Inoltre, alcuni autori considerano gli stati di dissociazione (intesa come un processo psicologico per cui il pensiero di un soggetto si discosta nettamente dal comportamento effettuato dello stesso) e gli attacchi di fame nervosa presenti nei comportamenti bulimici, simili ad alcuni stati che si possono osservare in ipnosi3.
Diversi studi condotti su pazienti affetti da anoressia nervosa risalgono a più di dieci anni fa e si riferiscono a singoli casi clinici. Per esempio, è stato descritto, negli anni novanta, un caso di anoressia tardiva trattata con successo con l’ipnosi: alternando fasi di immaginazione attiva da parte del paziente con fasi di rilassamento, ed utilizzando le induzioni in ogni fase del trattamento psicoterapico4. Nonostante le difficoltà sopra menzionate, da questi primi lavori è emerso come sia raccomandabile utilizzare le tecniche ipnotiche soltanto quando la persona affetta da questo disturbo alimentare ha raggiunto ( o è in procinto di raggiungere) un peso accettabile e dopo che è stata ottenuta una solida alleanza terapeutica (il rapporto di fiducia tra paziente e terapeuta): questo per favorire l’aggiramento delle tipiche resistenze dovute al bisogno di controllo presente in questi pazienti.
Inoltre, in uno studio condotto nel 2008, sono state raccolti alcuni esempi tratti da casi clinici di anoressia nervosa. In questo studio vengono riportati esempi di induzioni ipnotiche inerenti il cambiamento della rappresentazione mentale della propria immagine corporea: tali cambiamenti hanno portato ad un miglioramento del peso corporeo (un aumento dell’indice di massa corporeo) e soprattutto ad un miglioramento nell’autostima e nella fiducia riguardo al fisico5.
Anche nel campo dei disturbi alimentari, in particolare anoressia e bulimia, l’ipnosi, pur muovendo ancora i suoi primi passi, si dimostra una tecnica interessante soprattutto se affiancata ad un classico percorso psicoterapeutico. Gli studi successivi si dovranno concentrare sui risultati di specifiche tecniche ipnotiche applicate su grandi campioni di soggetti affetti da diversi disturbi alimentari. Una più rigorosa collezione dei dati porterà sicuramente ad una maggiore precisione nella definizione dell’efficacia dell’ipnosi in questo campo.
[1] Abraham S., Llewellyn-Jones D. (2001). Eating Disorders: the facts. Oxford, Oxford University Press.
[2] Gaudio S., Nocchi F., Franchin T., Genovese E., Cannatà V., Longo D., Fariello G. (2011). Gray matter decrease distribution in the early stages of Anorexia Nervosa restrictive type in adolescents. Psychiatry Research: Neuroimaging, 191:1,24-30.
[3] Mantle F. (2003). Eating disorders: The role of hypnosis. Nursing Children and Young People, 15:7, 42-45.
[4] Georgiou, E. H. (1995). Hypnotherapy in the treatment of anorexia tardive. Australian Journal of Clinical and Experimental Hypnosis, 23, 14–24.
[5] Walsh B. J. (2008). Hypnotic Alteration of Body Image in the Eating Disordered. American Journal of Clinical Hypnosis, 50:4, 301-310.