RECUPERARE ENERGIE CON L'AUTOIPNOSI

di Luigi Odello

Intervista a Luigi Odello, docente di Analisi sensoriale
 
L'autoipnosi è uno strumento e che aumenta la consapevolezza di sé e aiuta ad individuare e utilizzare al meglio le proprie risorse. Tuttavia, essendo questa un’esperienza personale, abbiamo voluto raccogliere la testimonianza in merito di un allievo dell’Istituto Milton Erickon di Torino, il Prof. Luigi Odello, docente di Analisi Sensoriale in diverse Università italiane (Piacenza, Padova, Verona e Udine) e straniere (San Paolo in Brasile).
Il Prof. Odello oltre alla docenza, ricopre un’ampia varietà di ruoli: è presidente del Centro Studi Assaggiatori di Brescia, l’unità di ricerca sull’analisi sensoriale più avanzata e completa in Italia, è membro di diversi consigli di amministrazione di società italiane ed estere che si occupano di analisi sensoriale e innovazione tecnologica in campo alimentare, è il direttore responsabile del periodico “L’ Assaggio”, è autore di diversi libri e scrive occasionalmente su testate giornalistiche a tiratura nazionale.


Professore, dover gestire tutti i suoi impegni deve essere un'impresa non da poco, la prima domanda quindi è d’obbligo: come fa?
In realtà ho l’intima impressione che siano gli impegni a gestire me. Sono sempre più convinto che le mie decisioni sono prese a livello inconscio e poi la mente conscia le razionalizza dandogli un senso. In pratica sono cosciente di obbedire a comandi interni che non rispondono alle mie esigenze pratiche di lavorare molto, ma sicuramente al mio copione.

So che viaggia spesso in aereo e per lunghi tratti: ha finalmente trovato l’arma giusta per sconfiggere il jet-lag?
Io non ho mai sofferto il jet-lag, ma il fatto di poter utilizzare l’autoipnosi per isolarmi dall’ambiente, di dormire se voglio (meno facile è il non dormire se ho sonno) mi offre sicuramente  un vantaggio non indifferente. Ridurre la dipendenza dall’ambiente (in questo rientra anche il non provare fastidio per rumori o gente che parla, verso gli spifferi dell’aria condizionata e via discorrendo) aumenta molto la libertà personale.

Senz’altro le capita spesso di parlare in pubblico, dentro e  fuori le aule universitarie. In quelle occasioni la stanchezza o la mancanza di concentrazione possono mettere davvero in difficoltà. Come si destreggia?
Quando faccio docenza non è difficile entrare nel personaggio e riuscire a fare lezioni di buona qualità anche in condizioni critiche. A fine agosto sono sceso dall’aereo in Brasile alle cinque di mattina e alle 8,30 ero in aula, ho fatto otto ore di corso e poi un incontro nel corso del quale ho dovuto affrontare argomenti delicati.
Ecco, la cosa cambia con l’ultimo punto: si riesce a ottenere buoni risultati solo se si hanno idee molto chiare circa gli obiettivi da ottenere e le strategie da usare, altrimenti la stanchezza può giocare brutti scherzi. Per prima cosa occorre quindi ridurre la tensione, e in questo le tecniche ericksoniane funzionano.

E con i suoi studenti? E’ cambiato qualcosa?
Sicuramente. Credo di essere più umano, più empatico e meno autoritario e quindi di condurre il gruppo con maggiore serenità. Forse li faccio anche divertire di più, e con il gioco si impara sempre meglio. 

Torniamo alla sua passione: l’analisi sensoriale. Essa va ben oltre la mera elencazione delle caratteristiche organolettiche di un cibo o una bevanda, qualificandosi come vera e propria scienza del come e del perché un dato prodotto, alimentare o meno, sia gradito al pubblico.
Dietro ogni progetto, ogni analisi, c’è dunque tanto ascolto, tanta attenzione alla persona. L’approfondimento delle metodiche ericksoniane le ha fornito qualche spunto di riflessione in tal senso?
Sono convinto che ai sensorialisti le metodiche eriksoniane saranno di grande aiuto per dirigere il gruppo: noi abbiamo bisogno di persone sensibili e le persone sono sensibili se sono avulse dagli affanni.
Abbiamo bisogno di persone motivate e le persone sono motivate se ottengono gli obiettivi che si prefiggono. Personalmente conto molto di approfondire l’applicazione dell’autoipnosi a chi conduce gruppi di valutazione. Alcune esperienze fatte si sono rivelate molto efficaci. Una in condizioni critiche, durante un tour de force dove il gruppo si era ribellato alla proposta di valutare un’ultima serie di campioni.
Gli ho spiegato il motivo del perché era importante fare quest’ultimo assaggio e di come ognuno poteva recuperare risorse invitandoli, in modo subliminale, a una sfida con se stessi. Ho concluso lasciando a ognuno la libertà di farlo o di non farlo: su 27 ne ho perso uno solo. I sensorialisti che collaboravano con me stanno ancora discutendo come sia stato possibile.
 


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