OSSESSIONI E COMPULSIONI. DIVINCOLARSI DALLA RIGIDITA’ GRAZIE ALL'IPNOSI.

Sebbene spesso considerato come una sindrome compatta ed unica, il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) sembra essere caratterizzato da differenti componenti. Le ossessioni sono idee, pensieri, impulsi o immagini persistenti, vissute come intrusive e inappropriate. Questi pensieri intrusivi sono fonte di continua ansia o disagio, sono riconosciute come eccessive o irragionevoli e come il prodotto della propria mente.  Le compulsioni sono invece azioni concrete (come lavarsi le mani, riordinare, controllare) o mentali (per esempio, pregare, contare, ripetere mentalmente delle parole) ripetitive e rigide. L’obiettivo di questi rituali è spesso quello di prevenire o ridurre l’ansia ed il disagio causati dalle ossessioni. In un recente studio, è stato dimostrato come il disturbo ossessivo compulsivo produca un’attivazione minore in aree cerebrali, come la corteccia orbito-frontale, collegate allo sviluppo di comportamenti flessibili. Probabilmente, l’attivazione minore di queste aree, aiuta lo sviluppo delle rigide azioni osservabili nel disturbo. Non solo, questa minore attivazione si riflette anche sui famigliari dei soggetti affetti da DOC, dimostrando come questa patologia possa essere presente a livello di tutto il nucleo famigliare1. E’ interessante notare come ci sia una certa sovrapposizione tra le aree cerebrali coinvolte nel DOC e le aree su cui le induzioni ipnotiche vanno ad agire2.
L’ipnosi, infatti, si è dimostrata un ottimo alleato a fianco di diverse psico-terapie, come la terapia cognitivo comportamentale, nel trattamento di tale disturbo. In particolare, la maggior parte degli studi che ne citano l’utilizzo fanno riferimento alla “dissociazione ipnotica”, ovvero la capacità di scindere un’esperienza globale nelle sue componenti e di amplificare la consapevolezza su una delle componenti, diminuendone la consapevolezza sulle altre. Questo tipo di processo, servirebbe dunque ad aumentare la flessibilità cognitiva, riducendo al tempo stesso la rigidità dei rituali tipici del disturbo (rappresentata dalla fissazione su determinate idee e comportamenti). Diversi report di casi clinici hanno evidenziato come l’utilizzo della dissociazione si sia dimostrato utile in vari casi di DOC trattati congiuntamente con un approccio cognitivo comportamentale3,4 . Vengono descritti i casi di una ragazza e due giovani con pensieri ossessivi catastrofici, ed una studentessa costretta a lunghe compulsioni mentali (ripetere mentalmente determinate parole). In tutti i casi riportati, l’affiancamento dell’ipnosi al classico procedimento psicoterapeutico ha favorito la remissione dei sintomi, restituendo ai pazienti una vita normale. In particolare, nel caso di un giovane ossessionato dal poter uccidere la madre, il trattamento si è rivelato rapido (remissione dopo 10 settimane di trattamento) e duraturo nel tempo (con un follow-up dopo 2 anni)4 .
Oltre alla dissociazione ipnotica, l’ipnosi può rivelarsi utile nel trattamento del DOC in virtù dell’elevato grado di rilassamento e riduzione dell’ansia che essa può indurre. I pazienti affetti da DOC, come precedentemente accennato, possono essere soggetti a forti livelli di ansia che si verificano quando, all’aumentare dei pensieri  ossessivi, vengono meno le azioni compulsive. Questo accade perché tipicamente il paziente affetto da DOC evita l’ansia mettendo in atto le compulsioni. Tuttavia questo circolo porta ad un aumento sempre crescente dell’ansia ed alla cronicizzazione del disturbo. Per questo motivo, il tollerare e ridurre i livelli di ansia grazie all’ipnosi, è un passo estremamente importante per il trattamento del disturbo.
Nonostante la limitata letteratura a riguardo, l’indice clinico di miglioramento a seguito dell’aggiunta del trattamento ipnotico, è un fattore di notevole importanza, anche se non pienamente supportato da un rigoroso controllo statistico. Questi studi, infatti, aprono le porte allo studio più rigoroso di tale pratica nella sintomatologia delle ossessioni5.
[1] Chamberlain S.R., Hampshire A., Suckling J., Fineberg N.A., Del Campo N., Aitken M., Craig K., Owen A.M., Bullmore E.T., Robbins T.W. and Sahakian B.J.  Orbitofrontal Dysfunction in Patients with Obsessive-Compulsive Disorder and Their Unaffected Relatives. Science. 321(5887):421-422 (2008).
[2] Halligan, P.W., Athwal, B., Oakley, D.A., Frackowiak, R.S.J. Imaging hypnotic paralysis: implications for conversion hysteria. Lancet. 355:986– 987 (2000).
[3] Meyerson J. & Konichezky A. Hypnotically Induced Dissociation (HID) as a strategic intervention for enhancing OCD treatment. American Journal of Clinical Hypnosis. 53(3):169-181 (2011).
[4] Kellerman J. Hypnosis as an adjunct to thought-stopping and covert reinforcement in the treatment of homicidal obsessions in a twelve-year-old boy. International Journal of Clinical and Experimental Hypnosis. 29(2):128-135 (1981).
[5] Frederick C. Hypnotically facilitated treatment of obsessive-compulsive disorder: Can it be evidence-based? International Journal of Clinical and Experimental Hypnosis. 55(2): 189-206 (2007). 
OSSESSIONI E COMPULSIONI. DIVINCOLARSI DALLA RIGIDITA’ GRAZIE ALL'IPNOSI.