IPNOSI, ANSIA E STRESS

Gestire lo stress: superare l'ansia con l'ipnosi

Con il termine stress si indica un costrutto complesso che oggi associamo ad una condizione in cui l'organismo è sottoposto a richieste di una certa entità da parte dell'ambiente. Nonostante venga spesso utilizzato per indicare delle circostanze esterne o interne alla persona che creano disagio è bene ricordare che esistono due tipi di stress (1): l’eustress, ovvero una condizione in cui le stimolazioni ambientali a cui il soggetto è sottoposto ne aumentano le capacità di adattamento e ne sviluppano le potenzialità (è il caso dei programmi di allenamento degli atleti); ed il distress ovvero quella condizione in cui le richieste dell’ambiente logorano le risorse del soggetto arrivando a provocare sia disagi di tipo psicologico come stati di ansia, irritabilità o abbassamento del tono dell’umore; che di tipo fisico, tra gli altri, dolori da tensione muscolare, sintomi gastrointestinali, riduzione della libido. Tra le cause del distress, non rientrano unicamente singoli, gravi eventi le cui conseguenze sono negative per il soggetto in un arco di tempo limitato, ma anche situazioni non eccessivamente faticose che però perdurano per lunghi periodi. Questo è il tipo di stress a cui probabilmente siamo più esposti nel corso della nostra vita. Molti dei metodi utilizzati per ridurlo mirano ad insegnare al paziente strategie per favorire il rilassamento, ed è stato questo il motivo che ha spinto inizialmente i ricercatori ad interessarsi all’ipnosi come metodo per combattere l’ansia e lo stress. La letteratura contiene ormai evidenze piuttosto estese (2) sulla sua efficacia in contesti di vario tipo: dallo stress causato dal parlare in pubblico, dagli esami universitari o dal pensiero di doversi sottoporre ad operazioni chirurgiche od odontoiatriche, a quello generato da eventi estremamente traumatici come quelli correlati ad azioni militari (ibid.). Sono molti gli studi che hanno dimostrato che l’aggiunta di sedute ipnotiche a percorsi di psicoterapia migliori l’efficacia dei trattamenti per vincere l’ansia. In particolare, un’analisi compiuta sugli esiti di 18 studi sul tema ha evidenziato come pazienti con problematiche d’ansia trattati seguendo protocolli di psicoterapia cognitivo-comportamentale con l’aggiunta di sedute ipnotiche mostravano miglioramenti superiori fino al 70% rispetto ad un altro gruppo di pazienti trattati soltanto con psicoterapia cognitivo-comportamentale (3). Questo tipo di risultati sono confermati anche da studi che hanno visto l’arruolamento di soggetti che desideravano combattere l’ansia derivante da situazioni specifiche. È il caso di uno studio (4) pubblicato nel ’97 nel quale due gruppi di pazienti venivano preparati a parlare in pubblico attraverso due tipi pratiche. Mentre il primo gruppo veniva anche qui trattato con la sola psicoterapia cognitivo-comportamentale, il secondo riceveva un training mirante ad ottenere uno stato di maggiore rilassamento attraverso l’utilizzo di tecniche ipnotiche. I risultati hanno mostrato che entrambi i gruppi hanno ottenuto dei risultati migliori rispetto ad altri soggetti che non avevano ricevuto nessun tipo di trattamento e che i miglioramenti più marcati si sono verificati nei partecipanti appartenenti al gruppo di ipnosi. Ma è possibile separare l’effetto benefico dell’ipnosi da quello del semplice rilassamento? A tale domanda risponde uno studio (5) che ha messo a confronto due gruppi di pazienti rivoltisi ad una clinica psicologica per superare l’ansia ed imparare a gestire lo stress. Mentre ad un primo gruppo di pazienti veniva insegnata una tecnica di rilassamento muscolare progressivo, un secondo gruppo ha ricevuto un training di autoipnosi. Dopo un mese dall’inizio dello studio i risultati hanno chiaramente dimostrato che nonostante entrambi gli interventi portassero ad un miglioramento sulle misure di ansia, i soggetti appartenenti al gruppo di autoipnosi si dichiaravano maggiormente soddisfatti del trattamento rispetto al gruppo di rilassamento. Gli effetti dell’ipnosi sono stati studiati anche sull’ansia derivante dalle prestazioni accademiche richieste agli studenti. I risultati di alcuni studi dimostrano che insegnare agli studenti tecniche di autoipnosi riduce i livelli di ansia e permette così di migliorare in modo sensibile la performance accademica (6-8). Infine, l’inclusione di protocolli ipnotici può essere molto preziosa in pazienti affetti da disturbi fisici correlati ad eccessivo stress o ad una non adeguata gestione dello stesso. Un esempio è fornito da una ricerca condotta su individui affetti da sindrome del colon irritabile. Attualmente sono diversi gli studi che dimostrano l’efficacia di un intervento che preveda l’insegnamento dell’autoipnosi ai pazienti e, tra questi, sono state osservate percentuali di successo che raggiungono il 95% per i quadri più diffusi (9-13). Riassumendo possiamo dire che l’ipnosi e l’autoipnosi possono rappresentare, quando somministrate da personale esperto, un modo rapido, economico e soprattutto efficace per superare l’ansia e le conseguenze dello stress. In particolare, insegnare tecniche di autoipnosi favorisce lo sviluppo di strumenti che l’utente può utilizzare in totale autonomia ogni volta che dovesse ritenerlo necessario.
 
[1] Selye, H. (1975). Confusion and controversy in the stress field. Journal of Human Stress 1, 37–44.
[2] Hammond, C. (2010). Hypnosis in the treatment of anxiety and stress-related disorders. Expert Review of Neurotherapeutics 10(2), 263-273.
[3] Kirsch I, Montgomery G, Sapirstein G. (1995). Hypnosis as an adjunct to cognitive- behavioral psychotherapy: a meta-analysis. J. Consult. Clin. Psychol. 63(2), 214–220.
[4] Schoenberger NE, Kirsch I, Gearan P et al. (1997). Hypnotic enhancement of a cognitive behavioral treatment for public speaking anxiety. Behav. Ther. 28(1), 127–140.
[5] O’Neill LM, Barnier AJ, McConkey K. (1999). Treating anxiety with self-hypnosis and relaxation. Contemp. Hypn. 16(2), 68–80.
[6] Sapp M. (1991). Hypnotherapy and test anxiety: two cognitive-behavioral constructs. The effects of hypnosis in reducing test anxiety and improving academic achievement in college students. Aus. J. Clin. Hypnother. Hypn. 12(1), 26–32.
[7] Stanton HE. (1994). Self-hypnosis: one path to reduced test anxiety. Contemp. Hypn. 11(1), 14–18.
[8] Schreiber EH. (1997). Use of group hypnosis to improve college students’ achievement. Psychol. Rep. 80(2), 636–638.
[9] Byrne S. (1973). Hypnosis and the irritable bowel: case histories, methods and speculation. Am. J. Clin. Hypn. 15, 263–265.
[10] Harvey RF, Hinton RA, Gunary RM, Barry RE. (1989). Individual and group hypnotherapy in treatment of refractory irritable bowel syndrome. Lancet 1(8635), 424–425.
[11] Prior A, Colgan SM, Whorwell PJ. (1990). Changes in rectal sensitivity after hypnotherapy in patients with irritable bowel syndrome. Gut 31(8), 896–898.
[12] Whorwell PJ, Prior A, Faragher EB. (1984). Controlled trial of hypnotherapy in the treatment of service refractory irritable-bowel syndrome. Lancet 2, 1232–1233.
[13] Whorwell PJ, Prior A, Colgan SM. (1987). Hypnotherapy in severe irritable bowel syndrome: further experience. Gut 28, 423–425.



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