UN CERVELLO IN DUE: LE NEUROSCIENZE TRA AMICI E COPPIE

La relazione che si instaura tra due persone è un complesso connubio di reazioni chimiche e percezioni soggettive estremamente intense. All’interno di queste relazioni, i rapporti amicali e di coppia rivestono un ruolo speciale, così importanti da ispirare poesie, libri ed innumerevoli pellicole nel corso dei secoli. Così come nell’arte, anche nel mondo delle neuroscienze queste relazioni hanno una notevole importanza, soprattutto nello studio dei meccanismi empatici.
L’empatia è una capacità insita negli esseri umani che permette loro di comprendere intuitivamente le sensazioni provate da altri conspecifici. In generale, è una capacità che viene collegata al “mettersi nei panni” di un'altra persona e nel corso dell’evoluzione del cervello umano ha rivestito un ruolo di primaria importanza. Grazie all’empatia è infatti possibile riconoscere stati emozionali presenti nell’altra persona e reagire molto più velocemente rispetto all’informazione veicolata dal linguaggio: posso per esempio riconoscere la paura nel volto e nel comportamento di un mio compagno e velocizzare la mia risposta rispetto ad una possibile minaccia esterna.
In uno studio di risonanza magnetica funzionale (l’“fMRI”, strumento in grado di visualizzare l’attività in vivo del cervello) è stata indagata la capacità empatica tra marito e moglie rispetto alle sensazioni dolore1. In questa ricerca 16 donne sposate sono state sottoposte a (lievi ma comunque dolorifiche) scosse elettriche mentre tenevano per mano il proprio marito (condizione sperimentale) oppure un perfetto sconosciuto (situazione di controllo). I risultati, quando le mogli tenevano per mano il proprio marito, hanno mostrato un’attivazione molto bassa dei sistemi neurali preposti al supporto emozionale ed alla risposta alle minacce esterne (aree come la corteccia insulare). Questa attivazione era comunque presente ma con una intensità notevolmente maggiore quando le donne tenevano la mano ad uno sconosciuto. Inoltre, è stato possibile osservare come la qualità della relazione matrimoniale porti ad una migliore empatia tra moglie e marito. Infatti, nelle coppie con una relazione più affiatata, queste aree cerebrali mostravano un’attivazione ancora minore in presenza degli stimoli elettrici.
Una ricerca simile, con l’ausilio dell’fMRI, è stata condotta recentemente su coppie di amici2 mostrando risultati in linea con lo studio precedente. In questo esperimento è stato dimostrato come la semplice osservazione di un amico che riceve una scossa elettrica (anche in questo caso di lieve entità) provochi l’attivazione di aree cerebrali dedite all’elaborazione di stimoli nocivi, come l’insula ed il giro sopra-marginale. Questa stessa attivazione mancava quando i partecipanti osservano persone a loro sconosciute, nella medesima situazione di “pericolo”.
L’amore romantico, invece, è stato il target di un’altra recente ricerca, effettuata sempre grazie alla risonanza magnetica funzionale3. In questa ricerca, un gruppo composto da mariti e mogli sposati da più di venti anni hanno osservato diverse immagini comprendenti: il volto del proprio partner e diverse immagini di controllo rappresentanti un famigliare molto stretto, un amico di lunga data ed un famigliare non stretto. E’ stato possibile osservare come le immagini collegate al partner attivassero, in maggiore misura, aree collegate al rilascio di dopamina (un neurotrasmettitore collegato con la sensazioni di ricompensa e di piacere) come l’area tegmentale ventrale ed il sistema striato. Inoltre, a seguito della visione delle immagini del partner, è stata osservata l’attivazione di aree implicate all’attaccamento materno come la corteccia cingolata anteriore e posteriore. Questi risultati dimostrano come l’amore di lunga durata attivi aree collegate sì al piacere individuale ed alla ricompensa nel qui ed ora ma anche aree collegate all’amore più sostenuto nel tempo e di matrice più arcaica (come per l’appunto, l’attaccamento).
In generale sembra dunque che, in quanto esseri umani, siamo portati in modo innato a riconoscere le altre persone (risultato già ben discusso grazie alla scoperta dei neuroni mirror) ma in particolare sembra che l’amicizia, così come l’amore, non ricoprano un ruolo principe solo nelle poesie e nei nostri libri ma anche e soprattutto all’interno dei nostri circuiti cerebrali.
Bibliografia
[1] Coan, James A., Hillary S. Schaefer, and Richard J. Davidson. “Lending a Hand Social Regulation of the Neural Response to Threat.” Psychological Science 17, no. 12 (December 1, 2006): 1032–1039. doi:10.1111/j.1467-9280.2006.01832.x.
[2] Beckes, Lane, James A. Coan, and Karen Hasselmo. “Familiarity Promotes the Blurring of Self and Other in the Neural Representation of Threat.” Social Cognitive and Affective Neuroscience 8, no. 6 (August 1, 2013): 670–677. doi:10.1093/scan/nss046.
[3] Acevedo, Bianca P., Arthur Aron, Helen E. Fisher, and Lucy L. Brown. “Neural Correlates of Long-term Intense Romantic Love.” Social Cognitive and Affective Neuroscience (January 5, 2011): nsq092. doi:10.1093/scan/nsq092.
 
 
 
UN CERVELLO IN DUE: LE NEUROSCIENZE TRA AMICI E COPPIE