CARLO BERTORELLO_PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA

Ricordo la storia di un leone.
 
C'era una volta nella savana un leone.
Non mi ricordo più quanto tempo fa, ma mi ricordo bene di quel leone. 
Non era proprio un giovane leone e con l'età si era un pò stancato della solita dieta.
Era un leone dall' appetito robusto e piuttosto buono: per dirla brevemente aveva molto appetito e gli piaceva mangiare bene e ricercato e spesso percorreva  la savana alla ricerca di un posto dove soddisfare i suoi gusti e il suo appetito.
Nella savana, a quel tempo, c'erano molti posti in cui ristorarsi, dai nomi più vari, quasi esotici: per esempio il ristorante "chez sigmund", la trattoria "karlgustav", la locanda "da Burrhus", l'osteria "john  broadus", la taverna "da melania", il ristorante "chez ulrich", il pub "gregory",... Questi erano solo alcuni dei nomi più noti, ma c'erano davvero tanti altri luoghi in cui saziarsi, luoghi che, per tradizione, ma anche un pò per pubblicità o per civetteria, prendevano il nome dal loro fondatore, quell'antenato che aveva ideato le ricette e la cucina tipica di quel particolare esercizio commerciale. 
E,  passeggiando e percorrendo la sua savana, il nostro leone aveva notato come ultimamente, negli ultimi anni, si erano aggiunte anche locande che cucinavano ricette di altri continenti  (famoso il ristorante "le upanishad"), a base di yoga, koan e altre specialità simil-metaforiche. 
Insomma, nella sua savana c'era un gran fervore di iniziative per soddisfare i più diversi appetiti.
Nei tempi andati il nostro leone ne aveva frequentati alcuni, spiluzzicando qua e la, anche per tenersi in forma, ma ora, da qualche tempo, sentiva l'esigenza di cambiare la sua dieta e di arricchirla decisamente un pò.
Un giorno, percorrendo la savana, si ferma davanti ad una locanda. E' intitolata ad un fondatore che nato e cresciuto  in una casa adagiata sul fianco di una montagna.
Questa storia dell'antenato-pioniere lo intriga e decide di provare la sua cucina.
Passata la porta di ingresso il leone si trova dinanzi ad un bel giardino, con tanti fiori, l'aria è profumata e lo spettacolo è invitante.
Il leone avanza in quel luogo che sembra magico e il paesaggio muta: il giardino diventa un'ampia vallata con praterie, boschi e corsi d'acqua, montagne dalle alte cime innevate in lontananza. Il sole è caldo e l'aria invita a passeggiare. Il leone arriva così in un ampio prato in cui ci sono già una dozzina di altri fauni della savana, gazzelle, elefanti, leopardi, zebre, che conversano tranquillamente fra di loro.
In mezzo, c'è un grande bracciere, un fumo che si innalza e espande un odore di brace che inebria! Attorno ci sono anche due persone, un maschio ed una femmina che si muovono con disinvoltura, che saltellano e piroettano e fanno cose strane con i cibi che sono sul bracciere: li lanciano per aria, li riprendono, se le rimandono, sembrano giocolieri che si divertono a cucinare, il tutto con allegria.
Il leone sta un pò a guardare questo modo strano e giocoso di cucinare, un pò funanbolico di preparare il cibo, onirico, quasi ipnotico... 
Poi, assorto e rapito, si avvicina per sedersi insieme ad altri ad un tavolo imbandito in mezzo al grande prato nella grande vallata. C'è allegria. Ordina una bistecca.
"Vedremo, medita fra se, come sarà... con tanto osso, dura e poca polpa come al solito oppure...?"
Arriva la sua bistecca: egli la guarda e la studia e la annusa: è alta, ha la giusta quantità di osso e tanta, tanta polpa, carne rossa e filetto. E' cotta al punto giusto; apre le sue fauci e... assapora.... Morbida! Si scioglie in bocca! Un sapore che...  e.... come sazia!!!!.... Una festa per i sensi... tutti... e per tutti.
 
Non ricordo più come finisce la storia, ne cosa fece poi il leone, ma era soddisfatto di quella locanda dall'atmosfera e dal cibo decisamente... ipnotici. Aveva scelto bene! 
  
CARLO BERTORELLO_PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA